I Maisie sembrano arrivati,
col loro quarto disco, a perfezionare ancor più il proprio stile
che commistiona pulsioni sperimentali e ricerca formale, new wave colta
e easy listening, malinconia e sberleffo. Il disco è una floridissima
raccolta di Canzoni raffinate ed eleganti, spesso evanescenti grazie a una
produzione tendente a mettere fuori fuoco strutture sonore impastate, per
mettere in risalto un cantato sporco e forzatamente dilettantesco, tra cantatù
e doccia fresca d'estate. Moltissime sono le idee nella scrittura e sorprendente
la capacità di farle confluire tutte senza discrepanze in un continuum
fresco e piacevolmente fruibile. Delle numerose tracce citerei le ombrose
Listen it's obsessive,
I'm ashamed,
Flight song #7 (molto
Tuxedomoon),
le quasi inquietanti Division 6
e Vigo oh oh,
quest'ultima con un meraviglioso trattamento delle voci. E poi Dancing
stone, tra Bowie,
Belle & Sebastian
e Hazelwood,
Candies, che
esprime la fascinazione per l'artificioso, senza dubbio uno dei pezzi più
rappresentativi del gruppo con questa sua atmosfera lasciva e confortevole
che è ormai un marchio di fabbrica inconfondibile. H.A.D.D.,
tutta nuances impalpabili, cantata in francese da Frank
Lambert che gli da un tocco a là
Gainsbourg,
con quel suo magistrale arrangiamento di chitarre rende ancora più
piacevole la seconda metà del disco,. I am sad, ispirata al fascino
sinistro dei fast food, di una leggerezza incantevole, rappresenta l' abbandono
alla corruzione estetica. When i float
sembra sembra scritta da Brian Wilson
in un momento di lucidità dato da assuefazione di xanax. Non mancano
gli episodi più divertiti e arroganti come I
am not a fucking vegetarian, ode alle dolcezza
e generosità del maiale, Ambra and her
fans che racconta delle effimere speranze
di un padre, che induce pervicacemente la figlia allo showbusiness, sottolineata
da melodie che rasentano lo struggente in un timido crescendo sentimentale,
e Sipsysolly nella
quale i nostri pensano positivo indossando paraocchi caleidoscopici che
rendono sfavillanti le iridescenze del grigio, il cui ebete ottimismo viene
però smorzato sul finire da una chitarra malinconica che va inaspettatamente
in sospensione. Ribadisco, infine, il mio totale compiacimento verso questi
audaci melomani, una delle poche concrete realtà musicali italiane
da esportazione. E non dico tutto ciò solo perché ho una relazione
segreta con Cinzia. Questo mio giudizio va aldilà di soffici lenzuola
di seta e mutandine alla fragola. Aldo Spavaldo |