Meriterebbe un plauso solo
per il titolo e i bislacchi testi minimal-intimisti il nuovo album di Cinzia
La Fauci e Alberto Scotti, che ancora una volta imprigionano l'ascoltatore
in un tortuoso labirinto di silly avant-songs, dove echi new/no wave (in
calo) si mescolano a melodie easy-lounge (in ascesa: i brani a due voci
rimandano perfino ai duetti di Nancy &
Lee...), mentre il bric-a-brac strumentale
si arricchisce di inaspettate collaborazioni (la fulgida tromba di Roy
Paci, il sampler di Luca
Fusari, ecc.). Cinzia un tantino scivola
sulla dizione inglese, ma la cosa si suppone parte della sottile patina
trash che avvolge il progetto, il cui immaginario spazia da un brano very
Penguin per Simon Jeffes
ad un omaggio al regista splatter William
Lustig (passando per Ambra Angiolini). Fra
i 19 brani, più strutturati e "pop" del consueto, manca
solo il potenziale hit. Quindi tranquilli, le major si son prese Bugo
ma per ora non avranno i Maisie! Vittore Baroni |