Raffinato progetto nato sulla
scia del più crepuscolare post-rock contaminato con la nostra canzone
d'autore, i Le Masque di Edgardo Moia Cellerino, prossimi a celebrare 25
anni di attività, si ripropongono ciclicamente alla ribalta, incuranti
di mode passeggere, con lavori di insolito spessore "letterario"
che li hanno resi un piccolo caso da culto. Pochi i rimandi a tendenze attuali,
se non qualche involontario sapore neo-lounge, anche in questo concept album
che, dopo un lustro di silenzio, prende spunto dalla pubblicità di
una crema solare per trattare ellitticamente della presa di coscienza, da
parte della giovane Globiana, dei mutamenti di costume portati dai movimenti
femministi e dalla "liberazione sessuale" sul finire dei '60.
Mutamenti analizzati da un punto di vista estetico e nostalgico-poetico
anziché socio-politico, in un ciclo di canzoni legate da recitativi e ponti
strumentali. L'album è al principio appesantito da questo subtesto
di elucubrazioni, ma procedendo cattura sempre più, specie quando,
dopo una sentita versione di Ne Me Quitte Pas di Brel (nella
traduzione di Paoli), allinea una sequenza di pagine romantiche formalmente
esemplari, nel solco della migliore "scuola genovese" ma con accenti
e arrangiamenti corali del tutto propri. Curioso che un disco così
"tradizionale" esca per un'etichetta avant-tutto come Snowdonia,
che lo confeziona nella sua usuale grafica vivacemente Pop, simpaticamente
stridente con la malinconia retro e un tantino snob delle musiche. Vittore Baroni |