Lo sapevamo, l'abbiamo sempre saputo: Snowdonia mira al predominio assoluto sulla materia pop. Vuole ammazzare gli Endrigo, i Fossati, i Paoli: prima li ha irrisi con un pop vitaminizzato, espanso, troppo eclettico per lor signori; ora, sicura di sé e del consenso sociale che la quieta rivoluzione ha portato (le rivoluzioni fruttuose son sempre quiete: altrimenti finiscono in stragi, e Snowdonia di storia ne sa parecchia), mette in cantina i lustrini colorati, la vanità saputa di chi conosce e lo mostra, e si svela così, nuda, altera sui cadaveri dei regnanti, mentre ne pilucca il buono scartando i vermi.

A questo compito assolvono i Le Masque, gruppo italiano operante da un ventennio e di cui, mea culpa, ignoravo l'esistenza. Se alla parola Snowdonia v'aspettavate pesci da rianimare col phon, ricredetevi: oggi Snowdonia è cresciuta - e chi lo sa, se è una crescita solo temporanea: quasi ci speriamo... - e la materia che ci presenta tramite i Le Masque è sobria, scevra di eccessi, quasi regale nel suo riallacciarsi al pop italiano adulto.
E la crescita parte da qui: da un pop impegnato, finalmente, che alla grazia di certe soluzioni conosciute ma assolutamente non scontate associa una storia nostrana, sorta di radiodramma sociale imperniato sulla liberazione (l'umanizzazione?) della donna, in un quarantennio che oggi porta l'"altra metà del cielo" da angeli del focolare a superpagate mattatrici di passerelle. Globiana e Merope discutono (e vivono) sullo sfondo di una forma canzone densa, suonata, che fa punto di forza della propria splendida istituzionalità.

Un disco che parte riecheggiando l'Elton John di Your Song (nella pienezza pianistica di Tema Per Globiana), passa per l'italopop cantautorale di I Dialoghi Del Mattino (Lavezzi meets Antonacci?) ed Ala Bianca, si rilassa in una pozza sixties (L'Amabile Assenza, Quando Una Parola), si schianta infine nel pianismo di Ombra Di Nuvola e Ne Me Quitte Pas, torch songs tra Paoli e Nat "King" Cole.
La storia (o la Storia?) corre intanto sui suoi binari, e come nei migliori radiodrammi le cose non vengono spiegate ma devono essere intuite: un manifesto che "vende la bellezza", una presa di coscienza fondamentale, il telefono della rinnovata Globiana che squilla a vuoto, a sancire la sua irrevocabile indipendenza.
(4/5)

Carlo "Cruel" Crudele