Una sorpresa. Tutto ci saremmo aspettati da questo anno fuorché il ritorno dei Le Masque, gruppo che i diversi anni di silenzio dall'ultimo lavoro in studio avevano lasciato intendere uno scioglimento o quantomeno la scomparsa dalle scene per un periodo imprecisato. Fortunatamente niente di tutto questo.
Come fedelmente riassunto in quello splendido compendio della loro carriera che è stata la raccolta "Dal diario di un soffiatore di vetro", i Le Masque hanno segnato tappe importanti dell'evoluzione della nostra musica. A ragione nelle analisi critiche che riportano i titoli più influenti e significativi dei nostri ultimi vent'anni musicali non manca mai un loro disco. Intensi, poetici, ricercati e spesso spiazzanti nelle proprie scelte stilistiche (basti pensare alla sferzata dance dell'omonimo "Le Masque"), i loro album sanno farsi amare, mantenendo nel tempo un fascino senza pari, almeno nel nostro paese.
Come a riprendere un discorso lasciato in sospeso, questo "Gli anni di Globiana" ci riporta a piè pari a confrontarci con una poetica intensa e meticolosa. Se questa volta viene scelta la via del concept non è per comodità, tanto meno per il gusto dell'artificio. Il tema della commercializzazione della bellezza non è certo facile, soprattutto in tempi di assuefazione di massa nei suoi confronti come quelli che stiamo vivendo. Per spiegarlo non è sufficiente un certo numero di canzoni, ed ecco comparire, come nella migliore delle tradizioni, i protagonisti citati nell'album (Merope e Globiana) che, mediante dei dialoghi, comprovano il percorso narrativo esposto dal gruppo milanese. Nel booklet inoltre trova spazio un vero e proprio saggio a supporto di questa evoluzione, che ha visto nel periodo tra la fine degli anni '60 e l'inizio dei '70 l'affermarsi di un vero e proprio "mercato della seduzione", provocato improbabilmente da un'affissione promozionale di creme solari di bellezza.
Da qui alla conquista di uno strutturato dominio della merce sui sentimenti il passo è breve, come del tutto naturale e dirompente è la scelta di Globiana di abbracciare questo meccanismo avviando un disperato e dolcissimo mutamento del meccanismo del desiderio maschile nei suoi confronti. Inutile dire che i due si rincontreranno, in un rinato equilibrio.
Le parole sono ponderate dalla voce vibrante e dolce di Edgardo Moia Celerino che sa evocare con misura ora fremiti ora quesiti. Gli arrangiamenti si rivelano di immediata presa anche grazie agli ottimi fiati di Ausonio Calò che rendono personale l'approccio ad ogni brano, sia esso uno strumentale di largo respiro (Tema per Globiana), una bossanova (Quando una parola), o un momento inatteso, seppur all'apparenza troppo "debole" nell'adattamento firmato a suo tempo da Gino Paoli, come la versione di "Ne me quitte pas" di Jacques Brel qui riproposta.
In più di un passaggio viene da accostare ai Le Masque un nome che ha in comune con loro la passione per la ricerca di un rinnovamento della forma cantautorale: gli Avion Travel, dai quali però li separa nettamente la differente teatralità delle rispettive composizioni e l'inestinguibile spleen evocato.
"Gli anni di Globiana" è un lavoro cerebrale che sa apparire leggero solamente ad un approccio distratto. Ascolto dopo ascolto si rivela pregno di una vena poetica ampia e tutta da scoprire se solo si ha l'attenzione di interpretarne i rimandi.
Ritrovare una vecchia conoscenza per nulla differente di quanto dava a vedere quando l'avevamo lasciata l'ultima volta non è già l'aver ottenuto una rinnovata, ulteriore conferma di bellezza?

Andrea Salvi