"È la gente che
fa la storia", recitava una canzone di De Gregori, ed evidentemente
deve essere ciò che pensano anche i Le Masque, visto che il concept
alla base di questo lavoro sembra essere quello di raccontare la mutazione
sociale che la figura della donna ha avuto alla fine degli anni '70 interpretando
le riflessioni e le discussioni di alcuni semplici personaggi dell'epoca.
Ecco: in questo senso i Le Masque cercano di andare oltre il semplice concept-album,
quasi imboccando la strada che porta verso il radiodramma vero e proprio.
Oltre al concept e le parti recitate, ovviamente, ci sono però delle belle canzoni: canzoni che ripescano a piene mani dalla tradizione della chanson francaise e dalla semplice eleganza della musica leggera d'autore degli anni '60 di artisti come Tenco, Gino Paoli o Sergio Endrigo. 41 minuti di musica e parole che scorrono molto bene fra intermezzi recitati, piccole divagazioni strumentali e canzoni che sanno alternare momenti ironici (Dandies) ed altri più intensi (ma sempre interpretati con una certa semplicità che gli evita accuratamente di rischiare di diventare melensi) fra cui spicca una magnifica cover di Ne me quitte pas (non andare via) di Gino Paoli (già a sua volta traduzione di un pezzo di Jaques Brel) insieme alla bella Ombra di nuvola. Interessanti gli arrangiamenti che, dando ampio spazio al pianoforte ed al clarinetto, si adattano molto bene all'essenza dei brani riuscendo a risultare ricercati ed eleganti dando al tempo stesso un'impressione di grande sobrietà. Un disco praticamente senza tempo, che esce in questi giorni ma potrebbe benissimo risalire al '67, ed in questo i Le Masque sono molto bravi a far rivivere le atmosfere ed i suoni dell'epoca in cui è ambientata la storia che narrano. Certo, a dispetto della semplicità dell'album, chi non è abituato a questo tipo di sonorità, probabilmente ci metterà un pò a "farci l'orecchio"... ma ne vale la pena. Roberto Bonfanti |