Salvifico era rivolgersi a
Le Masque negli istanti più aspri, per purificare l'ideale sentimentale,
medicarne le ferite per redimerlo netto, elevato, perfetto. La formazione
milanese era lì sin dalla metà degli anni '80, prima ricollegandosi
al post-punk anglosassone col 12" The Happy Flock, poi svelando
parzialmente con l'Ep "Colloquio" una vena lirica impareggiata
in penisola, compiuta all'alba dei '90 con i toccanti "II Signor
Gustavo Coscienza" e "La memoria di Venere". "Le
Masque" ('95) non segnò i residui novanta, ora viene "Gli
anni di Globiana", un concept sulla presa di coscienza femminile del
dovere di un ruolo sociale non più subordinato, generalizzatasi con
gli anni a cavallo tra '60 e '70, e qui identificata con l'acquisizione
della bellezza come valore non più necessariamente effimero e di
poche. Così Edgardo Moia Cenerino da voce, nel prologo, ad un manifesto
pubblicitario che ripensa alla funzione "rivoluzionaria" all'epoca
della pubblicità di una crema, e i personaggi di Globiana e Merope
dialogano sulla sua valenza politica. Il disco ha una prima parte introduttiva
che ha compito di spiegare, con poesia, l'essenza del lavoro, contestualizzandolo
nel periodo suddetto, anche se con la ripresa del singolo Dandies,
lampo esotico del '97, e della Non andare via, cover di Ne me quitte
pas con testo di Paoli di cui si rammenta soprattutto la versione
di Patty Pravo, ed una seconda più concentrata sulle canzoni,
che comunque a quelle stagioni guardano, al tempo popolari e d'autore, puntualmente
somme sotto il profilo delle liriche. (7) Paolo Bertoni |