Il solco della tradizione
psichedelico-stergonesca texana (cui accennava anche Julian Cope
nel suo libro "Krautrocksampler", da cui si è attinto per le sleeve-notes
alle ristampe dei primi dischi dei Tangerine Dream), tracciato a
far data dagli anni 60, non deve essersi ancora dissolto nel terreno a giudicare
da questo disco. Gli Ohm sono un quartetto provenienti da Fort Worth, Texas
appunto, alle prese con strumentazione elettrica, elettronica, analogica,
e clarinetto. Con questo armamentario i nostri danno vita a cinque lunghe suite strumentali, prive di titolo, registrate tra il '97 e il '98 in concerti tenuti dalle loro parti (fa eccezione il secondo "brano", che è un'improvvisazione di studio). Un'ora di allucinante viaggio nelle regioni più remote e desolate del cosmo e ritorno. L'allusione alle prodezze dei "corrieri cosmici" teutonici di inizio 70 era implicita già qualche riga più sopra, e neanche gli Hawkwind sono estranei a questa storia, mentre guardando al presente qualche somiglianza riesco a trovarla solo con quegli altri "astronauti" degli Spaceheads. Suoni dilatatissimi, fruscii, riverberi, immagini spettrali che svaniscono, giochi di ombre e luci, tempeste cosmiche, turbolenze acide, allucinazioni, ritualità ancestrali timorose/rispettose dello spazio, fantascienza povera resa stupendamente in musica. No, non è la lista della lavandaia, ma star qui a parlare di Raw Ohm anziché tagliare corto e ordinarvi di procurarvelo subito - tiratura limitata considerato chi, congiuntamente, lo pubblica: le coraggiose Snowdonia e Mizmaze, cui vanno, pur dopo tanti bistrattamenti (Snowdonia) i miei applausi - mi sembra veramente una perdita di tempo. Roberto Villani |