Da Snowdonia a Snowdonia. Dopo essere stato il principale esecutore dei brani di "Music is a Fish Defrosted With a Hair-Dryer" dei Maisie, Falter Bramnk, geniale maestro di conservatorio, realizza con "Reflux" un coraggioso album deviato, che unisce alcune visioni sperimentali tipiche degli anni settanta ad atmosfere vicine ad un post rock che, mai come in questa occasione, potrebbe essere definito un "non-genere". A tratti math, in altri momenti catartico e cinematografico, "Reflux" si colloca all'interno di confini vaghi ed illusori, dove l'unica sensazione sempre presente è un'inquietudine incessante e claustrofobica.

Turbamenti e paure, sono queste le prime due impressioni che regala l'album. E le offre sin dall'esordio, con un brano, "Desturgil", che potrebbe far riflettere molti esponenti della citata scena post. Spesso ci scontriamo con rumori stizziti, simili ad incomprensioni pronte a catalizzare l'attenzione per poi cedere il posto ad una chitarra che si alterna fra geometria e dissonanza ("Inflation"). Gli echi psichedelici, creati da tastiere e percussioni, sono cupi e, in alcuni momenti, lancinanti, come le grida strumentali spezzate di "Fiction Quotidienne". E questi sono solo i primi tre episodi, ma rappresentano splendidamente le caratteristiche aliene di un lavoro obliquo, dove i fiati di "Suivez Mon Regard" possono apparire come un urlo disperato rivolto contro la scontatezza della realtà attuale. "Reflux" è la sperimentazione che sfrutta il rumore, senza dimenticare la potenziale forza della melodia. Un tuffo indietro nel tempo, quando i musicisti lottavano e sudavano nella ricerca di nuove direzioni sonore, mentre, oggi, molti si accontentano di un mezzo noise distorto per affermare la loro presunta proposta alternativa. Credo che Falter Bramnk non rifletta nemmeno su queste pseudo problematiche... lui è intento a creare la frenesia di "Lautsprecher" o le grezze dimensioni di "Luna Park" e di "Les Mécanismes Indubitables". Il resto poco importa...E, dopo questo ascolto, interessa poco anche a noi...

Marco DelSoldato