Un disco di continua mutazione,
inafferrabile e visionario come riescono a risultare le soundtrack per film
che mai verranno realizzate. Un territorio libero che dà la possibilità
di esplorare le zone incontaminate dell'universo musicale senza doversi
piegare al alcuna regola di mercato; anzi, la caratteristica principe dell'esordio
di Falter Bramnk è proprio la possibilità di sfuggire a qualsiasi logica
preordinata e di genere allo scopo di dar vita alle proprie intuizioni attraverso
brani che sembrano dover iniziare da un momento all'altro e che continuano
a girare su loro stessi ('Desturgil'). Un'aria da
fiaba on the road che talvolta spinge la tensione all'estremo in un intrepido
inseguimento di auto della polizia a sirene spiegate ('Les
Mécanismes Indubitables') o in una visita ad una casa spettrale popolata
di fantocci (ed accomunabile alle evocative memorie delle Forbici
di Manitù). Quasi completamente strumentale, 'Reflux'
presenta la voce di Bramnk solo nella rutilante 'Getting Out' e si avvale anche delle prove al sax di Didier Pietton
e Laurent Rigaut, i quali diventano i veri protagonisti di 'Suivez Mon Regard' e 'Terra
Nova", fra accenni di estetica medievale, recitato in tedesco e
fingerpicking che si alterna ad assoli di chitarra, l'album mantiene un
grado di godibilità e freschezza raro e di esempio per l'intero panorama
alternativo. Michele Casella |