Tripudio di creatività genialoide,
"Reflux" non è un disco lounge come potrebbe suggerire la
copertina e tutto l'impianto grafico del CD. O meglio, della lounge vengono
recuperati l'umore dissacrante e sdrammatizzante (tastierine hammond..."la
nuit où fedor cherchait son poigrard"), il taglio cinematografico
anni '70 ("Luna Park"), stilemi imbastarditi,
per inocularli in costrutti musicali che ci portano dritti-dritti dalle
parti del suono in opposition più pirotecnico (mi vengono in mente i mai
troppo ascoltati Aksaak Maboul) o le acrobazie dei "les
granules" o lo Zorn di Bribe o dei cartoons (evidentemente...)
reso più divulgativo ed europeo. Il fatto è che Falter Bramnk fa
tutto da solo (con il piccolo aiuto di Laurent Rigaud e
di Didier Pietton, quest'ultimo ex Art Zoyd), in un lavoro che è un susseguirsi
di colpi di scena, senza alcun momento di stanchezza e con una regia attenta
e divertita. Completamente strumentale (con l'eccezione di "Getting
Out") il lavoro possiede grandi qualità visive (Bramnk ama il cinema,
anche se le biografie parlano di passioni per Straub-Huillet
e non per Peter Sellers), esaltate da una abbondante ma
ben orchestrata distribuzione di effetti che fa dei generi musicali citati
i protagonisti di una vicenda a metà strada tra la pochade e la detective-story
("Aurore et Mutation", "Les
Mecanismes Indubitables"). Ma la cosa più rilevante è che rimane,
nonostante tutto l'armamentario dispiegato, un disco di musica suonata,
un vero piacere per le orecchie. Un must. (7/8) Dionisio Capuano |