La copiosa produzione di manufatti
avant-garde licenziati da Alberto Scotti e Cinzia La Fauci per il loro
marchio Snowdonia ci aveva quasi fatto dimenticare quanto sia interessante
il duo messinese quando, sotto la sigla Maisie, si dedica a produrre musica
direttamente; dopo le stimolanti cacofonie di "Incredible Strange
Choir of Paracuwaii", la tromba di Cinzia, con i suoi graffianti
languori free, ed i molti strumenti di Alberto (chitarra, basso, synth
e quant'altro) danno vita ad una nuova raccolta di scorie ruvidamente
espressive, con diversi elementi in comune rispetto all'album precedente
(la stessa natura frammentaria, il largo uso della dissonanza e del rumore,
l'ospitalità offerta, all'interno della scaletta, a gruppi di amici
che contribuiscono a variare una proposta di per sé abbastanza
eclettica, il gusto per la provocazione e per la scorrettezza), ma avendo
acquisito un grado di maturazione che le conferisce un tasso di fruibilità
ben superiore, pur senza fare concessioni ad alcuna forma di "orecchiabilità",
anche in senso molto lato. Le fanfare zappiane ed i fremiti no-wave, le
ossessioni robotiche e le ballate perversamente malate, il jazz astratto
ed i blues alieni che si sovrappongono e si scalciano a vicenda in 24
istantanee di un delirio sono sempre carichi di quel vetriolo anti-borghese
ed anti-intellettuale che sferra calci nello stomaco senza rinunciare
a divertirsi e a divertire, dirottando un immaginario fatto di sottoculture
assortite - fantascienza d'accatto, pornografia a basso costo, demenzialità
punk e musiche da supermercato - ad infettare allegramente lo stesso sistema
che per altri fini li ha generati. Nel delirante ed incestuoso manifesto
collettivo - per i diversi artisti coinvolti e per la cooperativa di ben
tre etichette che lo ha concretizzato, comprendente la milanese Mizmaze
e la francese BS5 - spiccano i contributi del geniale Jacopo Andreini
- sassofonista, tra l'altro, dei Bz Bz Ueu - che nel
free dilatato e visionario di "Pakistani Space Mission"
travolge e commuove da par suo, e di Stefano Giust, il
batterista che gestisce l'ottima Setola di Maiale, straordinario ad esempio
tra le mille e una bancarelle del "marchè aux puces";
ma bravissimi sono anche i Klimperei ed i Legendary
Poptones, anch'essi impegnati ad interpretare al meglio le stralunate
composizioni. Maisie autori di tutti i brani tranne la cover degli Stooges
(una "I wanna be your dog" pervertitamente sexy come
di rigore). Menzione speciale per "Love is a television",
che trasmette Tom Waits romanticamente disturbato da
interferenze Tuxedomoon...ma cosa diavolo era quella
roba che abbiamo trovato nelle loro narici...? |