Ci aveva più che colpito la cassetta dei MSR (al tempo Fabio Segaroli e Pierluigi Ballarin) sorta di evoluti epigoni di una new wave scettica (Wire, Krayola, e altri intrighi e ibridazioni). Ci è sembrata altrettanto valida l'operazione di Soft Crashed & Magic Carshed (di Fabio insieme a Federica). Si giunge ora ad un cd, prova "ufficiale" (dove ai due originari si affianca Francesco Di Rosa) e le cose mutano ulteriormente, o forse divengono mutanti. L'amalgama sonoro è più sperimentale, musiche per luna park pericolanti scritte da fanciulli con la sindrome di Stravinsky e un futuro da direttore di banda (di scassinatori) (Au Santè de L'enfant, dal finale apocalittico). Il disco rilancia la sfida creativa molto più in là di quanto detto nei vetusti supporti fonografici; al limite, c'è pure l'impressione che i MSR facciano passi più lunghi delle gambe. Ma si sa, "la bellezza dei vent'anni è poter ridere in faccia a chi pretende di insegnarti l'avvenire" (con l'avvertenza di informarsi sulla strofa successiva...). E questa volta, invero, hanno ragione: lo dimostra la grande fluidità cromatica (Jerry McQuiete) che giunge a punti di fusione industrial (Mircea Hopes For You). "Qualcuno" ha parlato di "psichedelia andata a male" (in senso positivo, come immagine del decadimento di un corpo mesmerizzato, forse pensando a CandyZip Diving). È vero, si può pensare ad un immaginario lisergico, ma è meglio che vi indirizziate alle poetiche crudeli dell'infanzia (tra Dott. Sax e certa infanzia narrata da McEwan, ai giochi che possono inventarsi i bambini nelle loro stanze), a bastoncini policromi di liquirizia velenosa, alle caratteristiche acide dei vent'anni e alle attitudini basiche di chi suona non-rock. Meritevoli di una produzione più attenta che possa sottolinearne la profondità espressiva, i MSR, o chi diverranno, (mi si dice di un loro improvvido scioglimento) sono destinati a essere sorprendenti. (7/8)

Dionisio Capuano