I Klimperei di Christophe Petchanatz, con le loro delicate, infantili e Satiane melodie,
sono sulla scena europea fin dai primi anni '80. In questi oltre 20 anni di musica hanno pubblicato un numero invidiabile di Cd e cassette per le più svariate label europee.
Al & Del è un nuovo progetto che vede insieme Petchanatz e Al Seamless, un misterioso e stravagante cantautore, di cui non si riesce a sapere assolutamente nulla.
Il loro Cd di esordio "Poppies of Fourteen" è coprodotto da Snowdonia con la giapponese
Novel Cell Poem, in Giappone il CD è già alla quarta edizione!
Si tratta di 29 canzoni tenere, malinconiche, amare: un disco che riconcilia con quella magica arte dello scrivere "canzoni".

È una malinconia obliqua quella che traspare dai solchi di Poppies of Fourteen di Al & Del, enigmatico duo composto dal cantautore etilista inglese Al Seamless e dal nostalgico pianista transalpino Christophe Petchanatz, leader dei francesi Klimperei. Una produzione discografica alla meglio dispersiva (qualche cassetta autoprodotta, due album - Ha-hoï e Hap hói - pubblicati tra il 1992 e il 1994 in Francia e Germania e un paio di raccolte) riassunta qui in 29 tracce grazie alla Snowdonia in collaborazione con la giapponese Novel Cell Poem.
"Sad pop songs"è la descrizone più frequente per la loro musica: immaginate una voce (quella di Seamless) a metà strada tra Tom Waits e Ritchie Evans, una sensibilità musicale (quella di Petchanatz) sostanzialmente pop ma che ama declinare lungo sentieri ora burleschi ora malinconici, in un continuo gioco a rimpiattino con le emozioni. Chitarra, fisarmonica, xilofoni, pianoforte congiurano per creare un'atmosfera di giocoso rimpianto, sempre emotivamente accattivante, con discrete tinte blues a punteggiare qua e là l'insieme di colori. Ed è curioso seguire le evoluzioni degli scarni motivi pop del duo, ricoperti da strati di effetti giocosi (mutuati dall'attitudine bambinesca dei Klimperei) o vicecersa ridotti ai minimi termini sino a farne vedere la carne e il sangue. Dalle tristi confessioni iniziali di Eko for Cocker e JNP, che sostituiscono alla usuale (di questi tempi) carica nostalgica una frustrazione tangibile e disincantata, si passa all'atmosfera circense di Scalp Irritation e Eno's nose salt senza soluzione di continuità, e senza che l'ascoltatore sia preparato. Genio e sregolatezza, insomma: pare di essere di fronte ad una versione ancor più sbilenca dei Pavement, peraltro chiamati in causa dal zoppicante incedere della ballata Suirveillance tape.
Il fremito è continuo: She's a winner evoca amarezze senza tempo, la fisarmonica di Fishes accende di tristi malinconie l'acustica di sottofondo prima che Camel Pox torni a riportare il buonumore con una chitarra usata a mo' di organetto, e capita anche di sussultare di fronte all'esercizio ritmico di Bangers & Mash o sullo stanco vaudeville di Sahib Hippie.
Ed appena ci si abitua a questa curiosa alternanza emozionale si finisce col trovarla piacevole anziché spiazzante, ci si adagia sull'attitudine irresistibilmente "busker"del duo e sulla piacevole improvvisazione pianistica di So-So Dull hotel o sul gioioso organo di Bar Riff che agita piacevolmente la testa.

Certo, ventinove brani sono decisamente troppi, e non sempre i due riescono ad evitare qualche sbadiglio, ma Poppies of Fourteen vanta un'identità decisa ed una notevole autenticità. In questi periodi confusi, non è poco.

Salvatore "Howty" Patti