Ancora due produzioni Snowdonia
per rimettere in discussione tutte le aspettative che si possono nutrire
in campo musicale; suoni talmente fuori da ogni schema logico da rendere
azzardato ogni tentativo di classificazione. Prendiamo i Larsen Lombriki,
con la loro estetica mezzo demenziale e mezzo cocktail party band, cui si
aggiunge l'enigma della loro identità (non si capisce neanche bene
se siano in quattro o in cinque, dal momento che a quattro soprannomi di
fantasia la line-up aggiunge un "più uno" che potrebbe
essere uomo, macchina o androide a scelta ). Ebbene, la loro miscela sonora
rivela tutt'altro, musica che libera una quantità di energia ai minimi
della sopravvivenza, come potrebbero concepirla dei Velvet Underground
(si presume) romani già in piedi alle sei del mattino sotto
una potente sciroccata. Voci e strumenti che si nascondono in anfratti malcelati,
magari dietro al pigro ritmo di una drum machine, e l'icona di Syd
Barrett a mezza luce, non tanto per la strepitosa ed irriconoscibile
versione no wave di "Lucifer Sam", quanto per brani come
"On the Roof", che dilatano con attitudine estremista
le atmosfere di "The Madcap laugh" fino allo sfinimento. Enrico Ramunni |