Scruto i volti di Di
Somma, Piga, Favero, lo sciagurato
Egidio (Calloni, naturalmente), una lontana
Dinamo Triblisi e il mitico pirata Marini, stantii eroi
pallonari dirottati nella grafica del CD dell'estrosa label Snowdonia e
penso che se i pesaresi Faccions avessero un equivalente calcistico (e se
chi scrive fosse Josè Altafini) allora il loro debutto
discografico sarebbe un fantastico "gollasso". È davvero
difficile imbattersi in un disco così visceralmente originale e se,
con il consueto escamotage informativo di chi vi scrive di musica, volessimo
trovare delle definizioni, potremmo parlare di post-punk cameristico oppure
di avant-rock magari un tantino "in opposition", riabilitando
un'etichettina desueta per l'underground nazionale. Ma è preferibile
scendere nei particolari come quel violino nervoso che si incunea ossessivo
e impertinente fra riff decelerati di rimembranza noise-metal (straordinario
l'incedere strumentale di bombo de metal) e schegge di delirante
rockabaret (la mucca sintetica). Adoro la progressione di un brano
intenso e drammatico come la vicina, l'uso di piano e tastiere, le
sue intermittenze che sanno rammentare soluzioni progressive, eppure così
stravolte nella loro autenticità da superare di slancio ogni seducente
fantasma o trabocchetto derivativo. Quaranta minuti così morbosi,
stravaganti, senza cali di tensione, che sembrano bastare per un disco compiuto
e sorprendente.
Loris
Furlan |