Ecco finalmente l'esordio
delle Allun, quattro ragazze italiane di cui avevo sentito parlare. In qualche
modo le ragazze ricordano due bands mitiche del passato, le Raincoats
e le Slits, soprattutto le prime,
le seconde erano molto più musicali ed infarcite di reggae e dub. Avrete
già capito che si tratta di musica eseguita da non musiciste. Sono presenti,
infatti, oltre a strumenti tradizionali anche giocattoli e macchine da scrivere.
Le Allun si confermano come delle giovani promesse del rock underground
d'avanguardia italiano, ben allineate nell'etichetta Snowdonia che propone
ogni volta progetti curiosi al limite della musicalità. Le canzoni (ma è
giusto definire canzoni questi mosaici di vagiti, lamenti, rumori su cui
gli strumenti a volte hanno una parte marginale?) sono quattordici (anche
se poi nel cd c'è la solita traccia fantasma) e molto interessante è Giardini
del nulla. Anche se non tutto è chiaro e assimilabile, Et
Sise contiene 39 minuti di musica burn-out, e se ne esci saldo e sorridente
vuol dire che puoi ascoltare tutto. Se invece dopo il primo pezzo chiudi
il lettore, vuol dire che le Allun non fanno per te e che sei debole. Molto
belli i pezzi di tastiera che esegue Patrizia, arcani e moderni. Sarà interessante
vedere un concerto delle Allun e la reazione del pubblico a questo linguaggio
musicale dell'assurdo. Lino Terlati |