(Foto di Valentina Sarti Magi)
Lo scorso mese è uscito "Masokismo", il loro nuovo album. Prodotto da
Giorgio Canali, ha suscitato pareri diversi: uno dei più bei dischi pop
pubblicati ultimamente o solo l'ennesima grande truffa? Rockit è per la
prima ipotesi. L'importante è godere. L'intervista di Elisabetta De
Ruvo.
Un
po' di storia. Nascete come Masoko Tanga, ma subito cambiate il nome
riducendolo. Escono "Bubù7te", varie partecipazioni in compilation
nazionali, aperture a "grossi" nomi della musica internazionale e
italiana, festival in giro per l'Europa, buone recensioni. Poi "M", ora
"Masokismo". Spaziando verso l'orizzonte, dove arriva il vostro sguardo
ora?
Abbiamo la presunzione di fare musica pop che per definizione può
essere fruita da chiunque senza pregiudizi né nicchie di sorta. Il
nostro sguardo è il più ampio possibile.
"Masokismo" è il vostro secondo album. Sono cambiati i Masoko da "Bubu7te"? Quanto?
Si sono cambiati, per molti motivi. "Bubù7te" è stato registrato con
mezzi di fortuna in una cantina maleodorante popolata da topi, il tutto
a due passi dalla Basilica di S. Pietro ma purtroppo non avevamo
nessuna conoscenza all'interno del Vaticano. E' un vero miracolo che il
disco abbia suscitato tanto interesse nonostante la qualità della
registrazione, evidentemente le canzoni avevano un potere superiore.
Poi abbiamo scoperto la parola "prestito".
Per la realizzazione di "Masokismo" ci siamo avvalsi di un vero studio
di registrazione e di ottimi tecnici, il suono ha assunto l'importanza
che meritava, abbiamo dedicato molto tempo alla pre-produzione e agli
arrangiamenti che nel disco precedente erano ridotti all'osso. Gli
ultimi tre anni sono stati abbastanza intensi, abbiamo avuto la fortuna
di suonare molto dal vivo confrontandoci anche con altri musicisti,
ascoltare tanta musica, andare ai concerti e trovarci a contatto con
produttori discografici. Tutte esperienze che in qualche modo ci hanno
cambiati ma probabilmente l'attitudine di base rimane la stessa.