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L'immagine non vi tragga troppo in
inganno: non è dell'album "Morte a 33 Giri" dei Maisie che vi parlerò
(ma già che ci sono ve lo consiglio caldamente, in attesa del nuovo
lavoro... ;) ).
Anzi, a dirla tutta non sarò neppure io a dare la voce a questo post...
A parlare saranno due componenti del gruppo dei Maisie, o meglio, i due membri fondatori della band, nonchè cuore e anima della Snowdonia.
E dunque, innanzitutto voglio ringraziare moltissimo Cinzia e Alberto
per la loro estrema disponibilità, per aver accettato di rispondere
alle domande della mia strampalata intervista multipla (iene-style, as
usual...), e per aver consentito dunque a questo post di prendere
vita... Ragazzi, spero vi siate divertiti a rispondere alle domande,
per me è stato un piacere ed un onore poter realizzare questa piccola
intervista virtuale...
Poi voglio ricordare che al solito
l'intervista è stata fatta nel più completo anonimato, ovvero i miei
due interlocutori hanno risposto singolarmente, ciascuno totalmente
all'oscuro delle risposte della controparte, quindi questo post sarà un
pò una sorpresa anche per loro...
Buona lettura.
1)
Scrivi qui un un numero da zero a dieci. Poi esegui a mente
le seguenti operazioni. Aggiungi 5. Moltiplica per 4. Sottrai 7.
Moltiplica per 2. Teni a mente il risultato.
Cinzia:
8, ma non credere che io abbia fatto tutto quel calcolo a mente! Alle
elementari ero una giovane promessa, ma poi mio papà in prima media
ebbe la felicissima idea di regalarmi l’orologio con la calcolatrice:
io ne ero orgogliosa come di un Mac ultima generazione, ma da allora ho
disimparato le tabelline!
Alberto:
Caschi malissimo con i numeri, gli unici che nella vita tengo a mente
sono quelli di telefono delle ragazze. Per inciso: non ho amici maschi.
2) Qual'è stato il primo album che hai comprato?
Cinzia:
Cacchio erano gli Wham, ma ora non ricordo il titolo di quello con
"Wake me up before you go go", era "Make It Big", mi sembra. Ero con
mio fratello Danilo che si comprò "Arena" dei Duran Duran.
Alberto: "Ummagumma" dei Pink Floyd.
3) E l'ultimo?
Cinzia:
Ero con Alessandro dei Masoko e Davide e ho comprato "Mattanza" dei
Napoli Centrale, un’opera di Stockhausen e... ah, no, aspetta! Il
giorno dopo sono uscita con Filippo e Marino della Pezzente Records e
ho comprato una raccolta di Bruno Martino e un cofanetto di Duke
Ellington che ha preso Marino.
Alberto: "Senza Orario, Senza Bandiera" dei New Trolls.
4)
Tanti anni fa Luis Miguel cantava: "Noi, siamo i ragazzi di oggi noi,
con tutto il mondo davanti a noi, viviamo nel sogno di poi". Cosa vuol
dire secondo te, nel 2006, essere "i ragazzi di oggi"?
Cinzia:
Sfatiamo il mito della gioventù come elemento caratterizzante, io mi
sono sempre infastidita anche quando avevo 18 anni di sentirmi
considerata parte di una categoria, come se, per il solo fatto di
essere nati nella stessa decade, ci somigliassimo. La gioventù è un
fatto stagionale della vita di ognuno. Per esempio, che vuol dire:
"giovani artisti" (se poi aggiungi anche "Emergenti" a me viene
l’orticaria)? Che puoi fare delle cose derivative senza che nessuno ti
tacci di plagio? Che puoi fare delle gran cagate che però gli
Espertidelsettore guarderanno con clemenza e compiacenza, perché,
povero piccolo, è giovane, deve crescere... Che pui fare degli errori e
la gente dice: “Va be’, dai, ma è giovane...”. Mavvaff…
Poi ci
sono quei giovani che credono di essere diversi dai loro nonni e dai
loro genitori solo perché hanno più energia per stare alzati fino a
notte tarda a fare casino, mentre in realtà sono come loro:
plagiati dalla televisione, dalla pubblicità, anche quelli che si
sentono alternativi o underground sono spesso i più conservatori, con
comportamenti/vestiti/gusti dai canoni preconfezionati, con la paura di
uscire dal loro orto in cui si sentono protetti dalla divisa che hanno
scelto.
Molti, dopo la gioventù, che sia discoteca a mille,
fighetti da pub, radical chic, tifosi da stadio, punkabbestia, hiphop o
hard core, tornano a somigliare a quella che è la loro essenza, contro
cui solo nella forma si sono scagliati. Apatici e indifferenti come i
loro genitori, passerà su di loro la saggezza e le forme di
“ribellione” che venivano solo dall’energia fisica tipica della
gioventù svaniranno come neve al sole.
Mi capita di vedere
sull’autobus truppe di ragazzini assatanati, urlanti, che disturbano le
signore, fanno casino, e penso spesso che se usassero la metà delle
energie che hanno per, che ne so, imparare uno strumento, almeno gli
resterebbe qualcosa di tutto questo muoversi inquieto dell’adolescenza.
Alberto:
I giovani sono sempre stati dei poveretti, in qualunque epoca. Non
fanno altro che sprecare energie sessuali per poi ritrovarsi a essere
degli adulti con la testa vuota che rimpiangono i bei tempi che hanno
solo immaginato di vivere.
Oggi è peggio, perchè le energie sessuali le sprecano in chat.
5)
La televisione ci bombarda di programmi come Amici, Saranno
Famosi, Grande Fratello... E si potrebbe continuare ancora per molto.
cosa ne pensi del "potere mediatico" in relazione alla programmazione
succitata?
Cinzia:
Si è innescato un rapporto di causa effetto tra la gente e la
televisione per il quale le persone sono peggiorate a causa della
televisione e la televisione peggiora per attrarre il pubblico.
La
televisione era prima un salotto buono nel quale si entrava come a casa
dei vicini più ricchi, era una maestra di buone maniere ed eleganza, di
misura e stile, era come andare in chiesa la domenica.
Chi non era
così, o perchè non aveva una famiglia elegante o garbata o perchè non
aveva studiato oppure perchè veniva da esperienza diverse, paesi di
campagna o quartieri difficili, si sentiva in soggezione davanti alla
televisione; magari poteva imparare qualcosa o non affezionarcisi
semplicemente.
La Tv aveva un potere didascalico, educativo e
informativo, secondo me l'allontanamento dai dialetti, specie nel sud,
oltre che dalla scuola è stato causato dalla televisione.
Nel
momento in cui arriva la televisione commerciale e dobbiamo conquistare
il pubblico per guadagnare allora cambia tutto, io non devo
infastidirti o impaurire, ti devo intrattenere per farti vedere le
pubblicità. Allora entro nelle tue abitudini, ti dico che siamo anche
brutti come te, e sbagliamo i congiuntivi per metterti a tuo agio. Il
fondo si tocca adesso che per attrarre le persone danno loro in pasto i
peggiori elementi, i più bassi istinti vengono solleticati e appagati:
"se vedo uno peggiore di me che va più in basso, io mi sento migliore",
sembra questo il messaggio di oggi.
Quasi quasi Amici non è
nemmeno il peggio, è un tritacarne e finiranno senza nemmeno capirlo
nella spazzatura, ma almeno ballano, cantano e, ehm, "recitano", non
mangiano code di rospo e si spalmano di pece.
Alberto: Quando penso a Brlscn [ehm...scusa
Alberto, ma ho avuto dei problemi nel digitare quel cognome... anche
col copia-incolla il mio computer non ne ha voluto sapere... ;)]
non mi indigna tanto il fatto che sia in combutta con la mafia, che sia
arrogante, populista e cialtrone come un piazzista da fiera; mi indigna
più il fatto che abbia lavorato così alacremente, per anni, al solo
scopo di portare il livello della cultura popolare ad un punto così
basso che l'idea di votare per un partito che si chiama come un coro da
stadio sembra pressochè normale.
6) Hai una tua "coperta di Linus", una cosa dalla quale non ti separeresti mai?
Cinzia:
Diciamo che ho una serie di cose che ciclicamente mi accompagnano: i
guantoni marroni senza dita, il cappello comprato a Praga, le scarpe
verdi... Poi, quando cambia la stagione, le ripongo nell’armadio e
l’anno dopo le dimentico completamente, scompaiono dalla mia mente per
poi riaffiorarvi quando per caso mettendo ordine nell’armadio le
ritrovo e penso: “Come ho potuto dimenticarvi e stare senza di voi?” o,
se non mi piacciono più o sono consumate dall’uso: “Ma come cavolo le
potevo indossare ‘ste schifezze?”. Per non parlare delle cose che
perdo, ahhhh che tristezza, è dalle elementari che perdo tutto, mia
mamma era disperata: ombrelli, guanti, cappelli... ancora adesso ne
faccio strage.
Alberto:
Mi piace l'idea di avere un oggetto a cui affezionarmi, sono un
concentrato patologico di paure e ansie, però regolarmente quando mi
attacco a qualcosa finisco per perderla.
7)
La vosta musica allarga le sue braccia verso una miriade di influenze
diverse, che spaziano in lungo e in largo nel tempo e nello spazio (se
per spazio si intendono i diversissimi tipi di sonorità che vi si
possono ritrovare). La mania di molti recensori (ma anche di chi si
approccia in maniera meno tecnica ad un disco) è quella di
catalogare la musica e gli artisti in "generi" di riferimento.
Riusciresti a definire la musica dei maisie associandola a dei generi
in particolare?
Cinzia:
Inizialmente era più facile incasellare i Maisie, tra lo-fi e
no-wave, (anche se l’amore per la melodia e il pop erano dentro
nascosti come germi) e i riferimenti per i recensori pigri erano molto
più semplici di adesso. Ora ti potrei dire che naturalmente l’amore per
la wave ’80, la passione per il kraut rock e per il soul si mescolano
nelle orecchie e nella testa. I nostri ascolti che sono vasti, dagli
Abba a Zappa, grande è l’influenza data dal nostro amore per la musica
italiana pop e melodica, che ha sempre fatto parte del nostro
background, anche se prima non ne eravamo consapevoli. Nel nuovo disco
ci sarà anche un omaggio alla musica popolare, non in senso scolastico
ovviamente, ma vista come una strada per creare musica contemporanea
senza dimenticare le nostre radici… Il pop fatto da intellettuali o
degli idioti che cercano forme più colte per nascondere la loro
deficienza? Recensori, al lavoro!
Alberto: La musica dei Maisie è pop italiano concepito in un momento storico in cui è davvero difficile vivere con gioia.
8) Cosa hai provato la prima volta che sei salita/o su un palco?
Cinzia:
La prima volta che sono salita su un palco avevo circa 7 anni, cantavo
una canzone dello Zecchino d'Oro, "Cin cin pon pon", che era la mia
preferita. Ovunque ci fosse un occasione con un gruppo che suonava dal
vivo mio padre chiedeva ai componenti di farmi cantare e dopo aver
detto loro gli accordi io salivo sul palco. Ogni occasione era buona:
veglioni, feste di piazza, matrimoni. Una volta nel mio quartiere era
stato allestito nella piazza un palco per la rappresentazione di una
commedia con Nino Frassica; io, che avevo 11 anni, avevo organizzato
una recita con i bambini del quartiere, facevamo le prove in un garage,
ma nessuno ci aveva detto che potevamo esibirci nè ci aveva invitato a
farlo. Semplicemente sono andata dal capo della compagnia (credo mi
accompagnasse mio padre anche quella volta, ma pretese che parlassi
io) e gli ho chiesto se potevamo recitare anche noi. Mi ricordo
che lui era davvero divertito da questa richiesta e accettò! Noi
eravamo felicissimi e, ti giuro, ci furono dei picchi di genialità nel
cercare di adattare la loro scenografia alla nostra, ehm,
"sceneggiatura".
Alberto:
Ripetevo a me stesso: "Tranquillo, non ti guarderà nessuno, il cantante
fa troppo ridere, nessuno gli staccherà gli occhi di dosso".
9) Qual'è il gruppo che più ti emoziona (o ti ha emozionato) in sede live?
Cinzia:
Un concerto bellissimo fu quello di Nicola Arigliano. Nonostante
l'atmosfera fredda che respiri nell'auditorium anonimo in cui si
svolgeva, era meraviglioso vedere questo musicista, capace di
emozionare per vitalità e intensità, giocare con le canzoni,
divertirsi, rivolgersi alle donne del pubblico come un cantante
confidenziale d'altri tempi. La cosa fantastica era che ammiccava
spesso a due signore vecchiette sedute davanti a noi e loro squittivano
e si stringevano emozionate e adoranti come 2 ragazzine al concerto dei
Take That; ho pensato che io e Carmen saremo così tra 40 anni al
concerto di Robbie Williams vecchietto. E poi sono rimasta
impressionata dallo spettacolo di Meira Asher: ti prende ai visceri e
ti tramortisce. Inquietante, con la sua voce intensa avvolta in un buio
orrorifico che via via si apre e si schiarisce insieme al ritmo
delle canzoni che cambia. Altro live spettacolare è stato quello con i
Mississippi Delta Blues a Palermo, dove fecero una meravigliosa
esibizione di blues psichedelico, dilatato, da trip allucinogeno, un
viaggio nello spazio, suonato magnificamente (anche in senso tecnico
erano dei mostri); suonarono un concerto di 2 ore e si era immersi in
una performance magnifica. Il pubblico non sembrava apprezzare molto,
probabilmente si aspettavano un blues da pub; caldo a 36 gradi, il
concerto costava solo 5000 lire ed era in una grossa villa pubblica
molto frequentata, aveva richiamato tutto il pubblico estivo degli
spettacoli popolari di Palermo, gente con le sedioline, famiglie e
bambini. Il brusio che diventò mormorio, per trasformarsi in frasi di
protesta e, mentre il gruppo sorridendo continuava a suonare in loop lo
stesso arpeggio da ormai 35 minuti, alla fine esplose in urla, insulti
di ogni genere. Gente che scendeva sotto il palco, chi andava via, ma
la maggior parte era come inebetita o reagiva urlando, uno addirittura
era sotto al batterista in piedi e gridava: "Ma non lo vedete? Sono
pazzi, venite a prenderli, non possono che essere pazzi!". Intanto i
musicisti continuavano serafici a sorridere, mescolando alla propria
musica l'onda delle reazioni del pubblico. Davvero grandi! Il loop di
un arpeggio lo hanno suonato per un'ora!
Alberto:
I Residents. Li amo troppo e sono totalmente acritico nei loro
confronti. Quando li ho visti ad Arezzo Wave ero felice come un
bambino. Peraltro, anche se non c'entra nulla, non riesco a capire
perchè si continuino a giudicare i loro lavori recenti come se si
trattasse di continui "tradimenti" del glorioso passato. La critica
musicale a volte è buffa: se un gruppo rifà all'infinito se stesso è
patetico, se cerca nuove strade si grida al tradimento. "Demons Dance
Alone" contiene forse le loro canzoni più belle, pure, sofferte,
spirituali. Peccato che si continui a dire: "Sì, ma "Eskimo" era
un'altra cosa".
10) La chiave di volta per il successo artistico è possedere il fuoco sacro. Vero o falso?
Cinzia: Dipende quello che si intende per successo artistico...
Se
è il riuscire a dare forma a quello che hai in mente, a creare una cosa
che ti soddisfi, allora il fuoco sacro ti arde e ti consuma finchè non
sei soddisfatto per il breve istante in cui credi di essere riuscito a
completare la tua opera, prima di ricominciare a cercare un'altra
forma che meglio dell'altra sia tua, ti rappresenti, o con la
quale tu possa esprimere te stesso. Il viaggio può non finire mai.
Se
il successo è il contatto che instauri con il pubblico, nel senso di
riuscire a comunicare ciò che stai creando e dare sensazioni a
qualcuno, in questo caso allora se l'artista ha davvero messo se stesso
senti la vita dentro l'opera e entra qualcosa anche nella vita di
chi ascolta. Riuscire a fare questo effetto anche solo a 10 persone per
me è un successo. Invece per realizzare un successo come "Assereiè"
basta essere le figlie del produttore, sapendo che non dai nulla a
nessuno, anzi rubi (attenzione, tempo e soldi). Rubi perchè in cambio
non dai nulla, è solo intrattenimento mordi e fuggi, nell'illusione di
costruire felicità e divertimento, restando invece più in superficie di
un olio solare.
Alberto:
Io nasco come marxista e fatico molto a gestire concetti metafisici. Ci
sono persone che per una serie di combinazioni fortunate si trovano ad
avere un universo interiore ricco, fecondo, pieno di suoni, colori,
visioni. Se vuoi puoi chiamare questa ricchezza "fuoco sacro". Ogni
artista dovrebbe cercare di restituire al mondo, almeno in parte,
quello che il mondo gli ha regalato.
11)
Sera prima delle elezioni. Entri per caso in un'osteria dove trovi il
nano e il dottor balanzone che discutono amabilmente come vecchi
compari, davanti ad un bicchiere di rosso e ad un cestino di focacce
calde. Tra loro la bottigila di vino è già mezza vuota. Sono allegri, e
non sembrano particolarmente tesi per la giornata che arriverà
(incoscienza? effetto dell'alcool?). Il locale è deserto, nessun altro
a parte voi tre. Potresti azzardarti ad avvicinarli, per dire o fare
qualcosa che potrebbe avere fondamentale importanza sull'esito del
giorno seguente. Che fai?
Cinzia:
Porcazza miseria sono indecisa tra la foto e il filmatino con il
telefonino da mandare a striscia e spero di averli stanati mentre
complottavano qualcosa di orribile, almeno per soddisfazione. Ma prodi
ha la facciona così buona che secondo me davvero voleva solo fargli
"asciaggiare" le piadine.
Alberto: Beh vado dal mortadella e dico: "Se non fai bene il tuo lavoro la foto che ti ho appena scattato farà
il giro del mondo, ti rimando nell'inferno universitario, occhio!".
12) Un colore da abbinare ad ognuno di questi: testa, cuore, musica.
Cinzia: Blu, giallo, arancio.
Alberto: Nero, bianco, rosso.
13) Quanto conta da zero a dieci la follia nel comporre musica?
Cinzia: Non lo so, nella creazione e nell'esibizione, davvero, secondo me è un misto tra follia e controllo preciso di questa.
Alberto:
Beh, spendere 6000 euro per registrare un disco che te ne frutterà 600
è qualcosa che puoi chiamare follia, stronzaggine o sconfinata passione.
14) "Chi fa da se...". Completa!
Cinzia:
Dipende da come si interpreta... Chi fa le cose con altri si diverte e
riesce ad andare più lontano, insieme siamo più forti, no? Noi abbiamo
iniziato facendo da noi (ovvero senza aspettare major o altri sponsor)
ma abbiamo chiamato tanti tanti altri a fare le cose insieme.
Alberto: "...si ritroverà a rifare se stesso all'infinito". La faccenda della tragedia che si ripresenta sempre come farsa.
15)
Ah, quasi dimenticavo... Qual'è il risultato delle operazioni che ti
avevo chiesto di fare a mente al punto 1) ? [non guardare in alto...
non guardare in alto... non guardare in alto...].
Cinzia: Booooh! Lo sai? Ho la calcolatrice aperta e non sto guardando... Che brava, eh?
Alberto: Hai Omnitel o Tim? Non posso spendere molti soldi al momento.
...ci pensavo qualche giorno fa...
E
mi chiedevo quanto effettivamente la famigerata traccia libera che ogni
tanto veniva proposta tra i temi di italiano a scuola fosse
effettivamente "utile".
Voglio dire: lo scopo di un testo libero
(a quel che posso supporre io) dovrebbe essere quello di stimolare la
fantasia e la creatività...
Ma era poi effettivamente così, alla fine dei conti?
A me sembra di ricordare che i temi che venivano fuori in queste occasioni fossero di una spaventosa banalità.
Generalmente
si riciclavano titoli già proposti in precedenza dall'insegnante stessa
("La mia famiglia", "Le mie vacanze" ecceccecc) e i risultati non erano
mai troppo entusiasmanti.
O almeno, forse non ho mai avuto a che fare con scrittori in erba...
Per
quel che riguarda me in particolare, chiaramente ero parte integrante
nonchè perfettamente integrata della massa, e i miei temi (a mio
parere, almeno) non si discostavano troppo da quelli degli altri in
fatto di originalità.
L'unica cosa che sono riuscita a tirar fuori
di veramente originale e "creativo" è stata una specie di novella, una
storia di animali parlanti, che aveva poi fatto il giro della scuola
(grazie ad una maestra particolarmente entusiasta del mio operato, e
che credeva fortemente nelle mie potenzialità scrittorie...). Ma
l'ispirazione (come forse è più logico che sia?) era venuta fuori da
sola [..non ricordo se la maestra ci avesse chiesto di scrivere una
storia di fantasia, forse sì...], senza che la proposta del solito tema
libero mi illuminasse la strada... E poi questo momento di ispirazione
"letteraria" non ha mai avuto un seguito, evidentemente si era trattato
di un episodio isolato...
Niente, non so nemmeno perchè sto
scrivendo questo post, e a ben pensarci anche questo si sta rivelando
essere una specie di testo libero.... un pò come il film nel film o il
teatro nel teatro: avete assistito ad una rappresentazione del "testo
libero nel testo libero", in effetti...
...anche se non c'è
nessuna maestra che mi darà il voto... e meno male!, perchè sarebbe
stato massimo massimo un 6 stiracchiato...
Facciamo così: darò a questo post un taglio insolito, girando a voi il piacere di rivivere un momento di fanciullezza.
Tema:
Testo libero.
A voi la parola.
[ovviamente
basta anche solo il titolo, non pretendo che vi cimentiate pure nello
svolgimento... ma se proprio non doveste resistere... ;) ]
...parole...
In
questo periodo mi sto ritrovando a parlare molto con gli altri e ad
avere poco tempo per me, per i miei amatissimi momenti di
riflessione...
...mi mancano...
So che ho
bisogno di ritrovare una dimensione mia, perche' questa situazione e'
un po' un perdere il contatto con la mia vera realta', con la mia
natura piu' profonda...
...tempo...
Lo sto divorando, non ne lascio neanche un piccolo pezzetto che sia vuoto da impegni...
Una
contraddizione, in un certo qual modo, perche' se da un lato vorrei
ritagliarmi del tempo "mio", dall'altro faccio continuamente in modo di
non darmi tregua e di tenermi impegnata il piu' possibile...
...non voglio lasciarmi la possibilita' di stare troppo a lungo sola con i miei pensieri...
...mi spaventa...
Ecco, si': mi manca ma al tempo stesso mi fa paura pensare di ritrovarmi faccia a faccia con me stessa...
...non e' ancora il momento...
Mi sembra strano trovarmi qui davanti allo schermo, ed avere a disposizione un po' di tempo per scrivere...
...per buttar giu' pensieri miei...
Ultimamente
i post erano dettati da urgenze particolari (sfoghi di diverso tipo,
per lo piu'...) ma erano sempre e comunque, appunto,
urgenze, bisogni impellenti, che mi facevano fare voli
pindarici (visto che il tempo disponibile per il web in tempi recenti
e' per me risicatissimo...) ma sentendone la necessita' assoluta mi
ritagliavo microspazi "a forza" pur di esternare nero su bianco le mie
considerazioni...
Ed ora, invece, eccomi qui, davanti al
computer a lasciar andare il flusso dei pensieri senza nessuna
pressione, senza nessuna urgenza...
...scrivere "a braccio" quel che mi viene in mente... senza alcuna idea di dove andro' a finire...
Caspita, mi sembra veramente stranissimo trovarmi in questa situazione...
...era un sacco di tempo che non mi prendevo una pausa di questo tipo, con la mente libera di spaziare dove vuole lei...
Partiamo da un piccolo oggetto che attira quotidianamente la mia attenzione troneggiando sulla scrivania...
...ho comprato un piccolo notebook...
E'
un sempilce quaderno, con la copertina colorata a righe, che mi ha
subito colpita -appena l'ho visto- facendomi pensare ad uno stile molto
seventies...
E allora l'ho tolto via dalla sua solitudine, li'
sullo scaffale dove era riposto insieme a tanti altri quaderni colorati
simili, e l'ho "adottato"...
E' stato in un giorno in cui ero
molto giu' di morale, e avevo voglia di coccolarmi e sentivo il
forte bisogno di un angolino tutto mio dove poter sfogare i miei
pensieri [e in quel momento non mi sentivo particolarmente ispirata dal
web...].
...trovo che la carta abbia un fascino che una pagina web non potra' mai e poi mai eguagliare...
E' una cosa simile alla differenza che, dal punto di vista emotivo, riscontro quando ascolto un disco in vinile o in mp3...
Insomma, una faccenda forse un po' da nostalgici, se vogliamo, ma secondo me si va poi anche oltre...
Non so se e' una questione di mero sentimentalismo, a dire il vero, ma neppure mi interessa preoccuparmene piu' di tanto...
Resta in ogni caso il fatto: la carta mi affascina molto piu' dello schermo.
...e' li', il mio piccolo quaderno, ed e' ancora bianco....
Non ho messo giu' una singola parola dopo averlo acquistato...
Si'
perche' un po' scioccamente ho sempre il timore di essere banale o poco
incisiva o di scrivere cose che poi magari in un secondo momento non mi
convincono piu' come quando le ho buttate giu', e immagino cosi' che al
desiderio di cancellare questi scritti di cui mi potrei essere
eventualemte pentita si affiancherebbe la consapevolezza che questo
gesto porterebbe a deturpare la bellezza di quelle pagine cosi'
"perfette" e tutto cio' mi fa desistere dallo scopo...
...ogni tanto lo guardo...
Penso: forse ora e' il momento giusto...
...e poi faccio marcia indietro...
A volte mi dico: potrei provare con una matita! Ma mi sembrerebbe di falsificare l'intento...
Come
se invece di scrivere di getto quel che la mente (o il cuore) mi
suggerisce e di fermare li', in una istantanea, uno stato d'animo
fuggevole immortalandolo e immortalizzandolo in maniera concreta e
definitiva, manipolassi quello stesso pensiero o stato d'animo
plasmandolo come creta tra le mie mani e rischiando poi di trasformarlo
a tal punto da renderlo del tutto diverso dalla sua forma
originariamente in essere...
...e si perderebbe tutto il senso dell'operazione...
Morale della favola: non ho ancora assolutamente scritto nemmeno una parola...
...e continuo a guardare ammirata le intonse pagine del mio bianco piccolo quaderno...
Forse
domani, forse tra un mese, forse un giorno lontano, chissa', vincero'
finalmente le mie paranoie e mi decidero' a scrivere...
E
magari, regredendo ad una condizione pseudoadolescenziale, comincero'
proprio come quando scrivevo i miei "segreti" a 15 anni:
caro diario...
work over the surface and into the distance
constantly showering me with decisions
define...
a
t
r
a
n
s
p
a
r
e
n
t
d r e a m
feel the atmosphere breathe with life
model portrait heads of gertrude stein
define...
a
t
r
a
n
s
p
a
r
e
n
t
d r e a m
so it's back and forth again
dreaming on the doorstep
the always red society comes to visit me
when i'm dreaming of the sunset
dreaming on the sunset
juice and coffee in the morning
after staring at the stars all night
the always blue society
runs rings around the sun
saturn too...
["Define A Transparent Dream" - Olivia Tremor Contol, Dusk At Cubist Castle (1996)]
Ho un bisogno impellente di scrivere, visto che oggi mi sento veramente giu' giu' giu'...
I miei occhi sono lucidi e pieni di lacrime, mi sento un groppo in gola e ho lo stomaco serrato in una morsa...
...e'
ingiusto dover trattenere le proprie emozioni, perche' poi succede che
ti esplodono addosso non appena ti ritrovi sola e hai la possibilita'
di lasciarti andare...
...e allora crolli...
I Modest
Mouse sono stati, ieri mattina, la colonna sonora di un momento
emotivamente molto "forte" e carico di tanta tristezza... che non ho
potuto esternare come avrei voluto (e forse dovuto) fare.
La
canzone che mi portero' dietro, legandola a questo momento, e' Perfect
Disguise, perche' mi si e' praticamente incollata addosso e mi e'
rimasta poi in testa per tutta la giornata, ma siccome il testo non ha
senso se considerato in relazione all'evento cui ha fatto da
sottofondo, voglio buttarne giu' un'altra, che e' sempre nello stesso
album (il meraviglioso The Moon & Antarctica). Questa canzone parla
di solitudine. La dedico a una persona che mai leggera' questo blog.
Una
volta, diverso tempo fa, questa persona mi ha detto che ha sempre
bisogno di avere gente attorno. Ma spesso molti dicono le cose tanto
per dirle... E subito non avevo dato troppo peso a questa frase.
All'inizio, a dire il vero, mi aveva anzi dato l'impressione di essere
una persona che assolutamente bastava a se stessa, che stava con altre
persone se ce n'era l'occasione ma che allo stesso tempo era benissimo
in grado di stare a lungo in solitudine...
Poi ho realizzato che
non avevo capito assolutamente niente. Col passare del tempo mi sono
resa conto di quanto quella frase fosse densa di significato.
Mi
sono trovata davanti ad una persona sensibilissima, che ha un forte
bisogno di dare e ricevere manifestazioni di affetto da coloro con cui
si relaziona, ha una forte propensione a creare legami "invisibili"
(quelle forme di affetto in cui non lo dici ma lo sai... non so come
spiegarlo meglio...) quando ha davanti qualcuno che sia affine al suo
modo di essere e di sentire.
Niente bisogno di parole, quindi,
perche' tanti gesti parlano gia' loro al posto tuo, e certe cose le
senti "a pelle", le percepisci, semplicemente.
E cosi' noi sapevamo entrambi che si era creato un legame.
Ieri ci siamo detti un arrivederci che in realta' era un po' un addio.
So
che non perderemo i contatti (potenza del web...), ma so anche che
difficilmente ci rivedremo (forse in eventuali rarissime occasioni di
visita nelle rispettive citta').
Il mio rammarico e' di non aver
potuto esternare il mio dispiacere in maniera totale, e se da un lato
questo ha reso (all'apparenza) il momento dei saluti meno difficile, mi
ha poi lasciato dentro un grande magone e sono rimasta con una forte
sensazione di "incompiutezza".
"My friend, I wish you all the best. I'll miss you..."
Modest Mouse - Alone Down There
How do, how do you do?
My name is you
Flies, they all gather around me and you too
You can't see anything well
You ask me what size it is, not what I sell
The flies, they all gather around me and you too
I don't want you to be alone down there
To be alone down there, to be alone
The Devil's apprentice he gave me some credit
He fed me a line and I'll probably regret it
I don't want you to be alone down there
To be alone down there, to be alone
Ah.
I don't want you to be alone down there
To be alone down there, to be alone
Un post in totale antitesi col precedente. Stavolta mi contraddico alla grande.
E' che oggi mi sento particolarmente positive-thinking, e sono in totale armonia con il mondo.
Oggi
penso che e' possibile trovare qualcosa di buono, di positivo, in
tutti. Anche nelle persone per le quali l'impresa sembra impossibile.
Ho
sempre contrapposto a questa teoria la famosa frase: "Anche Hitler
avra' detto buongiorno a qualcuno in vita sua", tanto per sottolineare
la mia totale disapprovazione di questa teoria cattolico-buonista
decisamente troppo semplificativa.
Ma oggi mi sento molto ben
disposta nei confronti delle persone, forse perche' ultimamente ho
ricevuto manifestazioni di affetto [assolutamente disinteressate e
senza secondi fini] da persone dalle quali avevo avuto grandi delusioni
in un passato prossimo (tra cui anche la tipa di cui ho parlato nel
precedente post!) o anche remoto, forse perche' di recente ho
intensificato tantissimo i miei rapporti sociali [mi sto ritrovando
coinvolta in tanti nuovi rapporti "concreti", dal vivo, e in qualcuno
-ma forse uno in particolare- vissuto esclusivamente via web] e molte
di queste new entries si stanno rivelando delle "gran belle persone".
E dunque oggi, in preda ad un'ondata di positivismo imperante, mi sento di dire, in accordo con una frase di Andy Warhol:
"Everyone is rich, everyone is interesting"
[so
che non e' banale la generalizzazione insita in questo concetto, e
forse non e' neanche tanto facilmente condivisibile, ma oggi mi fa
tanto tanto piacere pensare e credere che questo sia vero...].
La
conoscenza, l'approfondimento, l'intensificazione... sono questi gli
unici mezzi che abbiamo per poter veramente apprezzare la ricchezza
interiore che ci circonda, e che spesso e' celata dietro maschere di
paura [perche' come ho gia' detto tante volte, sono convinta del fatto
che se ciascuno tende a coltivare il proprio orticello con estrema
diffidenza e tenendosi saldamente adeso al muro e' sempre per la solita
ragione: teme che qualcun altro glielo metta bellamente e senza tanti
scrupoli in ....].
Inoltre, come se questo non bastasse,
ognuno di noi e' troppo spesso impegnato nella propria personale corsa
quotidiana [non si sa esattamente bene verso cosa o quale ne sia la
ragione, visto che rallentare per godere dei piccoli piaceri della
vita, per dedicarsi all'ascolto degli altri prima che di se stessi, per
scoprire le meraviglie che si possono (a volte insospettabilmente)
celare dietro chi abbiamo di fronte, ed altro ancora... insomma, tutto
questo se si fa un bilancio vale decisamente piu' degli eventuali
"contro" che uno slowing down dei nostri improrogabili impegni
quotidiani puo' comportare.
...c'e' un oceano di una bellezza infinita nei cuori di molte persone...
Io non me lo voglio perdere adducendo la motivazione di non aver avuto il tempo o la volonta' di cercarlo.
Ci sono troppe barriere tra le persone. Barriere invisibili.
Possono
essere presenti per i piu' svariati motivi, ma per lo piu' credo che il
comune denominatore di queste inconsistenti mura sia la paura. Perche'
e' chiaro che ad ogni comportamento che coinvolge qualcun altro
corrisponde una susseguente risposta: l'interazione con le persone e'
un continuo andirivieni di questo meccanismo azione-reazione. E si ha
paura che qualcosa giochi a nostro sfavore... Non si vogliono mai fare
passi falsi.
E per questo non ci si sbilancia facilmente e molte volte questo trasforma le interazioni in qualcosa di molto superficiale.
"Come
va? Tutto bene?". "Si' grazie, e tu?". "Anch'io, bene...". "Allora ci
si becca in giro, eh...". "Ok, a presto, buona giornata...".
Quante volte finisce cosi', specie con persone con cui si ha poca confidenza!
Mi
capita spesso di farmi morire in gola frasi che vorrei dire, per paura
di sembrare "troppo qualcosa" [troppo invadente, troppo espansiva,
troppo insicura, troppo paranoica, e cosi' via...].
In poche
parole credo che fondamentalmente si tratti della paura di ritrovarsi
ad essere troppo vulnerabili. E quindi, esponendosi troppo, di correre
il rischio di venire feriti in qualche modo, mettendo a nudo troppo di
se'.
D'altra parte pero', poi spesso mi ritrovo davanti
all'ipocrisia, cosa che accentua ancora di piu' la mia tendenza a
reprimermi.
Le persone molto difficilmente ti dicono quel che
pensano riguardo ai tuoi comportamenti, soprattutto quando li
disapprovano. Piuttosto preferiscono parlarne con altri, cosi' come con
te parlano di cio' che disapprovano in altre persone, e cosi' via...
Non
nego che spesso e' capitato anche a me di ritrovarmi inglobata in
questo meschino turbine, e tuttora mi capita... Ma poi non riesco a
essere totalmente ipocrita con le persone bersaglio delle mie critiche,
per fortuna non ci riesco, non fino in fondo, almeno, cosa che invece a
molta gente riesce con una facilita' estrema (e ai miei occhi
sconcertante...). Certo, non e' che tratto queste
persone-bersagliocritico come pezze da piedi, e proprio in ragione di
questo ritengo comunque di essere ipocrita, ma per lo meno non le cerco
come se non potessi fare a meno di loro ne' sono particolarmente
cerimoniosa [leggi: falsa] nei loro confronti.
Mi capita ogni
tanto di subire dell'ipocrisia che mi viene riversata addosso con una
naturalezza sorprendente. E mi fa male. Io so che e' ipocrisia, l'altro
sa che io so, ma entrambi facciamo finta di niente.
Un esempio
recente. Odio, come ho detto miliardi di volte, la curiosita' gratuita
e un po' "popolana". Mi irrita e mi fa perdere molto spesso il
controllo dei miei gesti.
E' successo questo: un biglietto
lasciato sul tavolo della cucina, dove invitavo un amico a servirsi di
alcuni dolci lasciati in frigo per la colazione, campeggiava ancora
facendo mostra di se' quando sono tornata nello stesso posto con
un'amica, nel pomeriggio. Eravamo di passaggio, perche' avevamo dei
giri da fare ma volevamo poggiare alcune cose in casa. Mi allungo
curiosamente a leggere un eventuale "contromessaggio" e faccio poi per
andare via, dopo aver letto la risposta [ringraziamento per la mia
offerta]. Lei fa finta di voler pescare delle patatine da un piattino
vicino al biglietto e la vedo che allunga "distrattamente" l'occhio sul
foglio. Come in preda a un momento di furia cieca, mi avvento sul
tavolo e strappo via il biglietto dal suo sguardo inopportuno e me lo
infilo in borsa. Una reazione sicuramente spropositata, ma mi capita
spesso di avere risposte del genere di fronte ad atteggiamenti
indiscreti. Fa parte di me, e' una cosa che non so controllare... Bene,
morale della favola: non una parola sull'accaduto da parte sua per
tutto il pomeriggio. Ha fatto finta di nulla. E poi - ne sono certa -
alla prima occasione l'evento e' stato narrato a piu' di una persona e
immagino anche che i commenti sull'accaduto siano piovuti copiosissimi
da piu' parti. Ma a me non e' stato detto assolutamente niente.
Mi ha ferito molto questa cosa e mi ha fatto pensare parecchio...
Piuttosto
che rischiare di rovinare un "rapporto" [col termine includo tutto,
anche le amicizie con la a miscroscopica], spesso si preferisce
mantenerlo superficiale vita natural durante...
Si punta sulla quantita' di relazioni sociali piu' che sulla loro qualita'.
E
nessuno ha voglia di essere se stesso fino in fondo, si propende ad
assumere un generalizzato atteggiamento uniforme e tendenziamente
accomodante, per evitarte problemi di qualsiasi tipo con chiunque.
C'e' poca sincerita' tra le persone.
...c'e' tanta tanta distanza...
Torno a postare dopo una marea di tempo... Caspita, che strano effetto che mi fa!
...mi sembra che sia passata una vita...
Niente, scrivo giusto un breve post per non far morire questo blog di solitudine...
Mi e' arrivata via mail una barzelletta nella quale mi sono immedesimata decisamente. Ve la riporto.
Sherlock
Holmes e il Dr. Watson vanno in campeggio. Dopo una buona
cena ed una bottiglia di vino, entrano in tenda e si mettono
a dormire. Alcune ore dopo, Holmes si sveglia e col gomito
sveglia anche il suo fedele amico:
"Watson, svegliati, guarda in alto verso il cielo e dimmi cosa vedi!"
Watson replica:
"Vedo milioni di stelle..."
Holmes: "E ciò cosa ti induce a pensare?"
Watson pensa per qualche minuto, poi risponde:
"Dal
punto di vista astronomico, ciò mi dice che ci sono milioni
di galassie e, potenzialmente, miliardi di pianeti.
Dal punto di vista astrologico, osservo che Saturno e nella costellazione del Leone.
Dal punto di vista temporale, deduco che sono circa le 3 e un quarto.
Dal
punto di vista teologico, posso vedere che Dio e' potenza e
noi siamo solo degli esseri piccoli ed insignificanti.
Dal punto di vista meteorologico, presumo che domani sara' una bella giornata.
...invece tu cosa ne deduci?"
Holmes: "Watson, vaffanculo... qualcuno si e' fregato la tenda!"
...d'ora in avanti chiamatemi Watson...
Outside:
Ebbene sì, il momento è arrivato: anche questo blog entra nel novero dei vacanzieri (o quasi...).
Nei
prossimi quattro mesi questa "casa virtuale" verrà aggiornata molto
saltuariamente (le frequenze di tali aggiornamenti non sono per ora
preventivabili). Dunque, come si usa spesso dire in casi simili, "il
blog va in vacanza".
Se cercate Hengie, invece, la troverete
davanti allo schermo del pc, in stato semicatatonico, a fissare
l'andamento grafico dell'utilizzo cpu - ovvero quella linea verde
fosforescente su sfondo nero che va su e giù, giù e su, nel task
manager [babsi docet...].
Inside #1:
[mi sento in uno stato di apnea...
...l'ossigeno brucia troppo in fretta...
vorrei fermare questa combustione, ma non posso...
...quanto tempo durerà questo incendio?
minuti?
ore?
mesi?
...ho bisogno di tornare a respirare...]
Inside #2:
[scrivo dal profondo del mare,
nascosta dentro un giardino di coralli,
al riparo dagli squali
ma invisibile per le sirene,
sommersa
da un milione
di miliardi
di metri cubi
d' acqua...]*
*[da: Marta Sui Tubi - Perchè Non Pesi Niente (testo riadattato)]