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 Intervista a MAISIE e SNOWDONIA
Intervistedi Francesco Diodati



MAISIE

1. Chi sono i Maisie, cosa vogliono da noi e, soprattutto, perchè i Maisie fanno quello che fanno?
I Maisie nascono come un ostinato capriccio domestico di Cinzia e Alberto. Non abbiamo mai avuto un particolare interesse per la vita mondana, non è facile trovare persone di cui gradiamo la compagnia, per cui ci resta molto tempo da passare in casa a suonare. Non lo abbiamo mai fatto sotto effetto di droghe, al massimo, per dirla con Repetto, con una certa voglia di cosce e di sigarette. Suonare è una cosa magnifica, l’elettronica fa sudare molto più del rock, per via dello smodato uso di cuffie. E’ appassionante lavorare con le note, le frequenze, alzare e abbassare volumi, aggiungere, togliere. Lo studio è una passione, non capiamo perchè molti artisti disprezzino questa dimensione. La sala d’incisione è il luogo dove la tua passionalità diventa suono per mezzo dell’artificio tecnico. Questo è il pop, a grandi linee. I Maisie adesso sono Cinzia, Alberto, Paolo e Carmen, spero che lo restino a lungo.

2. Parlateci di questa Morte a 33 giri...
Morte a 33 giri è un disco che parla di noi e del modo in cui vediamo le cose che ci stanno intorno. Alcuni ritengono che non si dovrebbe mai mettersi completamente a nudo. Il mare d’inverno è o non è un film in bianco e nero visto alla tv? Molte cose ci arrivano dallo schermo, una forma di vita di serie B, molto filtrata. C’è anche dell’altro però. Una cosa di cui siamo fieri è il fatto che se non ami la nostra musica non ami noi. Non ci sono differenze.

3. Confrontando “Morte A 33 Giri” con i vostri precedenti album, denoto “qualche” impercettibile cambiamento (???) …la quantità dei brani è la prima cosa che risalta, facilmente, alla vista dell’attento ascoltatore (osservatore) …come mai questa scelta?
Quando facevamo i primi cd mostravamo una certa ansia da accaparramento. Non siamo mai stati ricchi, per cui ci sembrava orrendo lasciare dello spazio vuoto sul supporto, d’altra parte è tutto pagato.

4. I Maisie ora “masticano” l’italiano, ora sono in 4, ora convivono con l’Italia…a cosa è dovuta questa scelta, questa evoluzione?
Battisti usa l’italiano, Bono Vox l’inglese. La scelta era obbligata, anzi l’abbiamo rimandata troppo a lungo.

5. Nella recensione ho scritto: “…il loro ultimo album, “Morte A 33 Giri”, che isola i precedenti lavori discografici che, almeno apparentemente, oscillavano fra la psichedelia di Barrett e la wave dei Residents…” . Questo dovrebbe farvi capire che la vostra evoluzione stilistica è stata immensa. E’ tutto studiato e calcolato o i Maisie hanno davvero questa capacità di “sperimentare” generi musicali (wave, kraut-rock, psichedelia e synth-pop) così diversi?
Non siamo abbastanza bravi tecnicamente per calcolare nulla. Se fossimo dei grandi musicisti potremmo dire: “ok, adesso facciamo un pò di funk”. Non è affatto un vezzo affermare che suoniamo quello che ci viene fuori, spontaneamente. Alla fine si tratta di restituire al mondo, quello che il mondo ti ha donato. Apri la finestra e afferri, è tutto gratis (qua si dovrebbe ridere, solo per non piangere).

6. Quanto sono cambiati i Maisie con questa nuova veste, con questi nuovi volti (Carmen D’onofrio e Mr. Paolo Messere, Blessed Child Opera) che farciscono “Morte A 33 Giri”?? Quanto ha influito la presenza del duo napoletano sull’evoluzione stilistica della band?
Devi sapere che c’è una grande differenza tra l’avere le idee chiare e possedere un ego come quello di Zucchero Fornaciari. Puoi invitare qualcuno a suonare e trattarlo come una scimmietta ammaestrata, oppure lasciare che si esprima e ti regali, liberamente, qualcosa di se. Noi abbiamo scelto la seconda strada: siamo arrivati con le canzoni già pronte, sapevamo come dovevano venir fuori. Poi molto è cambiato e questo grazie alla creatività di Paolo e Carmen. Osmosi è la parola chiave.

7. Carmen canta come un angelo che sa di musica italiana, Cinzia canta come un diavolo che sa di musica italiana; la prima addolcisce l’intero album, la seconda, con quella voce così impertinente, sfacciata e diretta, deturpa e annichilisce quella dolcezza. Questo connubio che si scontra piacevolmente è, molto probabilmente, il succo di un disco diretto, poetico (“L’inverno precoce”) e ironico (“Finché la borsa va lasciala andare”); un connubio affiancato dall’elettronica di Mr. Alberto Scotti e dall’ingegnosità magistrale di un eclettico Mr. Messere, un connubio che carica e domina l’intero album. Mi parlate di questa scelta, alquanto razionale, di affiancare due voci, come quella di Cinzia e Carmen, così diverse, così opposte…
Una cosa che ho sempre trovato abbastanza penosa è la tenzenza di molti “artisti” a guardarsi allo specchio, continuamente. Ok, tu dirai che il narcisismo è un sentimento anche nobile e io non posso che essere d’accordo. Però quando lo specchio è di carne qualcosa non va. Metti che un qualsiasi rocker voglia duettare o produrre qualcuno, nel 90% dei casi sceglierà un cantante o un musicista che gli somiglia tremendamente. Penso, non so, a un Robin Guthrie capace di far suonare i Gun Club come i Cocteau Twins o all’abilità di Battiato nel trasformare chiunque in un se stesso minore. Qualche giorno prima di conoscere Carmen avevo ascoltato una canzone di Patrizia Di Malta che duettava con la cantante dei Madre Blu, non si capiva quando iniziava una e finiva l’altra. In genere si inizia a duettare da soli e poi si finisce a militare nel KKK.

8. Quando apri il booklet di “Morte A 33 Giri” rimani sconvolto per tre ragioni: i testi, eleganti in ogni minimo dettaglio, la quantità di strumenti che utilizzate nel produrre un disco e la grafica che “scorre” all’interno del booklet…Generalmente, scrivete prima i testi o componete prima i brani? Che rapporto avete con il mondo elettronico? Che rapporto avete con quell’elettronica che guarnisce e “confeziona” le vostre fatiche discografiche?? Quanto conta, per voi, la grafica in un disco?
I testi li scriviamo sempre prima, non è mai successo il contrario. Al massimo poi limiamo qualcosa per esigenze di metrica, ma sostanzialmente non viene cambiato quasi nulla. Il nostro rapporto con l’elettronica è ottimo e abbondante, Alberto è un appassionato, potenziale collezionista di sintetizzatori, solo che non avendo i soldi si limita a guardare le foto sui cataloghi. Seguiamo l’elettronica, in ogni suo aspetto, in modo particolare ci piace la musica house, il meccanismo della ripetizione ad oltranza, dell’accumulo emotivo, con conseguente esplosione o implosione. A volte ci forziamo a variare la struttura delle canzoni, perchè quando un groove ci convince lo porteremmo avanti per ore, lasciando che sia solo l’immaginazione a inserire nuovi elementi. Prima o poi faremo un disco di musica house, a modo nostro, ma lo faremo.
La grafica per un disco è il film, il resto è sceneggiatura.

9.Stando alla vostra discografia, vi ritenete soddisfatti della strada che avete intrapreso?
A noi interessa che siano soddisfatti i nostri ascoltatori. Sono loro il metro di tutte le cose, noi non ci capiamo quasi nulla di quello che facciamo, così come nessuno capisce bene cosa sia l’amore, nel momento in cui lo vive.

10. Ieri e oggi. Cosa ascoltavano i Maisie, cosa ascoltano i Maisie?
C’è stato un periodo, tanti anni fa, in sui siamo, brevemente, caduti in quella odiosa trappola che porta gli appassionati di musica a distinguere tra alto e basso, colto e popolare, pesante e leggero. Eravamo fermamente convinti che Lydia Lunch fosse arte e Loredana Bertè intrattenimento. Adesso, grazie al cielo, sappiamo che entrambe sono arte e intrattenimento.

11. Chi ha influenzato, musicalmente e non, i Maisie? Quanto conta per voi la wave degli anni ’80 e il synth-pop italiano degli anni ’80?
Negarlo sarebbe sciocco, quel “genere” conta tantissimo per noi, per questo tentiamo di fare altro.

12.Tornando sul discorso della grafica, all’interno del vostro disco ci sono intere frasi capovolte…Ci spiegate il significato?
E’ qualcosa che riguarda la vita, la morte, le donne e la magia sessuale.

13. Quanto sono felici i Maisie (n.b. questa domanda non si riferisce alla disperata condizione politica ed economica che affligge l’intera penisola italiana)? Ma davvero hanno ottenuto quello che volevano??
Leggendo le recensioni sembrerebbe di si.

14.Chiudo con la solita, efficace ma banale, domanda conclusiva…progetti per il futuro??
Stiamo lavorando a un doppio cd che dovrebbe intitolarsi “Balera Metropolitana”, ci sono delle polke, mazurke, rock satanico, funky, jazz ecc....insomma tutto quello che è ballabile. Saranno ospiti Amy Denio, Vittorio De Marin e Daniel Givens. Stiamo anche scrivendo nuove canzoni per un futuro disco molto minimale, una di queste canzoni si chiama “Le donne di marmo” e parla di un tizio che vive recluso in una villa con giardino.


SNOWDONIA

15. Come nasce la Snowdonia Records?
Snowdonia nasce come eroica fanzine e tape label di Marco Pustianaz. Nel lontano 1990 abbiamo mandato delle canzoni registrate in casa da me e da Alberto (si trattava degli albori dei Maisie), incredibilmente Pustianaz decise di pubblicare il lavoro. Nacque un’amicizia e quando lui decise di mollare tutto ci siamo fatti avanti noi. Avevamo sempre sognato di fare i discografici, purtroppo non ci siamo riusciti.

16. Come avviene “la scoperta” dei gruppi targati snowdonia?
Nel modo più banale: ascoltando i demo che riceviamo. Ne ho una pila proprio qua davanti e anzi mi scuso per le risposte che ho in arretrato. Poco tempo fa abbiamo proposto agli ASOB di fare un disco con noi, dopo aver ascoltato 4 loro composizioni. Questi ragazzi hanno una collezione di stroncature in giro per la stampa italiana da fare invidia al buon Lucio Fulci. Ecco perchè non siamo dei discografici, ci piacciono troppo le persone capaci di sbagliare.

17. Personalmente credo che la qualità principale della Snowdonia Records sia l’abnorme varietà musicale che circonda l’etichetta. Non esistono gruppi simili, non esistono band che si scopiazzano fra loro…si passa dal pop alla wave, dal kraut-rock al folk-psichedelico! Quest’anno, ad esempio, prima Balbo, poi Aidoru, poi lo Zecchino d’oro, poi i Larsen, poi i Maisie e Falter Bramnk…gruppi e artisti completamente opposti fra loro…E’ una mia sensazione o la caratteristica principale (comunque “involontaria”) della Snowdonia Records è propria questa??
Credo sia abbastanza normale tirare fuori dischi diversi tra loro, quando passi le giornate tra Carella e Pere Ubu. In realtà non mi sono mai piaciute le etichette banalmente “coerenti”. Ok, il pubblico si affeziona, ti identifica subito, rischi anche di fare i soldi. Per esempio: la Wallace fa Kraut e post rock rigoroso, la ReR pubblica avant-prog ecc... La gente deve sempre classificare tutto in modo rigido, collezionisti di farfalle in fondo, no? Qualcuno se n’è lavato le mani: Snowdonia? Si, quelli che fanno no wave, roba ironica ecc...poi arrivano gli Ohm, Falter Bramnk, gli Aidoru... e che si fa? Beh, semplice, basta non ascoltare, si rischierebbe di dover rivedere il giudizio... troppo sforzo.

18. Torniamo sul discorso della grafica, scrutando il catalogo Snowdonia si nota, facilmente, la perfezione, la bellezza, la semplicità delle copertine dei vari dischi…Come nasce la grafica, come nasce l’idea di “affibbiare” una determinata copertina ad una determinata band?
A noi piace raccontare “storie”, favolette morali se vuoi, e la grafica dei dischi è un ottimo modo per farlo. Ascoltiamo il disco dei Transgender e ci viene in mente la banda bassotti che ruba la statua di Lenin, per venderla a un collezionista giapponese, a quel punto sviluppiamo l’idea, raccontiamo questa storia, una pagina dopo l’altra. Se avessimo ascoltato un altro disco avremmo girato un diverso cortometraggio interiore.

19. Ci spiegate come funziona (tecnicamente) una casa discografica, cosa serve e cosa non serve per dare vita ad una Snowdonia Records?
Serve una enorme dose di cretineria e un sostanziale disprezzo per il concetto di “utilità”. Per il resto ci vuole lavoro, lavoro e ancora lavoro.

20. Avete già in mente altri progetti, altre collaborazioni?
Chiaramente si. Ci sono tantissimi dischi da pubblicare, non credo che vi libererete tanto facilmente di noi. Non vi resterà che ignorarci quando vi verremo a noia.

21. Vi ritenete soddisfatti delle vostre produzioni artistiche?
Non potrei non esserlo, visto che i dischi li scegliamo noi, solo per il fatto che ci piacciono. La cosa che mi manca è, al limite, il denaro per poter usare studi migliori, fare un lavoro di mastering più accurato. Ma sulla sostanza niente da dire. Il discorso è sempre quello: Snowdonia ci somiglia, anche troppo.

22. Quali saranno le prossime vittime che Cinzia La Fauci e Alberto Scotti dovranno, “necessariamente”, sacrificare??
Un giorno faremo un lungo tour italiano, toccando le case di tutti i giornalisti che ci hanno intervistato. Come minimo scroccheremo una settimana di vitto e alloggio a testa.
Postato il Wednesday, 26 October @ 10:59:28 CEST di rockon
 
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