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disco
consigliato da Onda Rock |
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Finalmente ci sono
riuscito! Dopo giorni e giorni di pedinamenti, intercettazioni,
pericolose mascherate, accordi spietati, dissonanze dolose o
colpose, finalmente ho acciuffato i Larsen Lombriki, assolutamente
colpevoli di emissioni di frequenze inquietanti e produzione di
musica cosi poco rassicurante da costringere il vicinato a chiudere
la porta a chiave ogni qual volta ascolto la loro musica.
Vi ricordo che ogni vostra parola potrà essere usata contro di
voi... Cosa avete da dire a vostra discolpa? +uno:
Swing, jazz, blues, sono i generi musicali che amiamo ma che i Beatles hanno ucciso
tanti anni fa. Noi non ci saremmo mai permessi… non eravamo neanche
nati. Come vedi non possiamo dire niente a nostra discolpa perché
non abbiamo colpe. Spenazo: No comment. Pix:
Veramente noi cerchiamo di suonare easy listening, ma poi
c'esce così… Ben Presto: Beh, direi che questo album
riassume solo in parte le tendenze centrifughe
dell'ensemble... eheheh!
Esiste un posto ideale in cui suonereste questo
disco? Pix: Dentro un ascensore che sale e scende
senza fermarsi mai. +uno: Se vivessimo in un mondo
migliore, nella nostra villa a Capri comprata con i soldi ricavati
dalla vendita del disco. Spenazo: Durante una festicciola
in una spiaggia isolata, sotto il cielo stellato del Mar dei
Caraibi, con una luna araba che sorride obliquamente. Ben
Presto: A una convention di Forza Italia!
Ascoltando "Free
From Deceit Or Cunnings", la prima sensazione è di smarrimento,
ovvero nonostante si riescano a individuare dei riferimenti,
immediatamente ci si ritrova spiazzati da ciò che accade
successivamente. La reazione che può suscitare l'ascolto di un
vostro brano può condizionare la scrittura di
questi? +uno: Assolutamente No! Spenazo: Sì.
Elaborando i brani abbiamo cercato non solo di variare le
"atmosfere" sonore, ma anche di suggerire dei riferimenti e
"deviarli". Accennare a possibili aspettative ma anche tradirle, per
ottenere straniamento, forse, ma anche qualcosa di diverso e di
nuovo. Pix: In fase di composizione ed esecuzione direi di
no, però quando mettiamo insieme tutte le parti del lavoro cerchiamo
di sorprenderci e quindi non evitiamo in alcun modo che l'ascolto
finale possa essere spiazzante. Ben Presto: Eppure a me la
scrittura - se così si può dire - sembra così fluida... sicuramente
nel nostro Dna vi è una discreta presenza di "melodie" frammiste a
"rumori". I suoni della città. E senza fare una frusta e troppo
estetizzante apologia del futurismo, posso ben dire che questa
alternanza o fusione di suoni disparati - anche casuali - genera
qualcosa di riconducibile alla musica. Immagina di trovarti in un
posto come il mercato di Porta Portese e di voler fare dei field
recordings. Ecco, il concetto è qui: non puoi prescindere da un
suono o dall'altro. Essi sono semplicemente coesistenti, ma non per
questo coesi, anzi. I Lombriki rispecchiano questo, chissà...
Quando scrivete un brano siete portati di piu a seguire
l'istinto "fisico" oppure sviluppare gli aspetti piu
concettuali? Ben Presto: Anche se io sono un parolaio,
posso ben dire che la fisicità e l'istinto sono al primo posto. La
fase di postproduzione è quella che fa quadrare il cerchio, che dà
più "senso" (spesso). Spenazo: Di solito quando penso a un
nuovo pezzo cerco di seguire l'istinto per sviluppare "fisicamente"
delle idee che ancora non sono musicali, ma che hanno anche a che
fare con la musica che mi piace ascoltare (oltre che con quella che
ascolto senza che mi piaccia). Quando un brano viene messo in
rapporto con altra musica, ne può risaltare l'aspetto "concettuale",
ma è impossibile un ascolto "assoluto", senza nessun riferimento
(anche se uno zoticone come +1 potrebbe sostenerlo...).
+uno: A me piacerebbe fare musica sudata e
puzzolente! Pix: Naturalmente non concordo con nessuno dei
tre! Credo che l'approccio sia decisamente concettuale, però poi nel
suonare viene fuori qualcosa di animalesco e di selvaggio di cui
forse neanche noi siamo a conoscenza.
Le vostre esibizioni dal vivo hanno la caratteristica di
essere delle vere e proprie performance audio-visive, a volte
si puo effettivamente pensare che il visivo sia il naturale
completamento della musica, e volevo chiedervi: può, a volte, l'idea
di una performance condizionare addirittura la scrittura dei vostri
pezzi? Vi è mai capitato? Ben Presto: Diverse volte ci
è capitato di pensare a una performance prima che al pezzo,
sì. Vedi i cosiddetti "apartment festival"... Spenazo: Ma
no, mai. Pix: Direi di no. +uno: Invece sì,
sono d'accordo con Ben Presto, siamo vanitosi.
Nelle vostre esibizioni siete portati a interagire con il
pubblico? La reazione di questo può a sua volta influenzare la
vostra esibizione? +uno: Sì! Con qualcuno simpatico,
da qualche parte potrebbe anche succedere. Spenazo: Ogni
concerto è il risultato di un'interazione. Aggiungo che tra le forme
di interazione preferisco le meno plateali. Ben Presto:
Certo! Mi sembra sciocco non tener conto di chi ci sta a guardare e
ad ascoltare. Senza il pubblico, nulla di quel che facciamo avrebbe
senso. Pix: L'emotività dal vivo è una componente
piuttosto forte. Un po' per scelta, un po' per necessità, non
sappiamo mai di preciso cosa e come suoneremo. Per cui la reazione
della gente entra a far parte di questo gioco. Non si sa mai cosa
potrà succedere…
C'è un artista anche in ambito non strettamente musicale con
il quale vi piacerebbe collaborare? Spenazo: Joey
Skaggs (un prankster). +uno: Violante Placido. Non
sto scherzando, ho appena letto un articolo su di lei: ha fatto un
disco, vive a Roma, ma è dovuta andare fino a Pescara per trovare
qualcuno con cui suonare. Cara Violante, se a Roma ti senti
musicalmente isolata, chiama i Larsen Lombriki, mandaci un e-mail!
Veniamo anche per un piatto di minestra! Potrebbero venire fuori
cose carine. Con noi diventi più glam di Kate Moss... In
realtà nessuno ci chiama, la gente ha paura di noi. Pix:
Beh, Luis Bunuel, Orson Welles e Stanley Kubrick non ci sono più,
per cui direi di no. Potrei però unirmi a +uno nell'invito a
Violante Placido a venire a cantare con noi! Ho sempre amato le voci
femminili, chissà che effetto farebbe la voce di Violante Placido
sulla musica dei Larsen Lombriki... Ben Presto:
personalmente aggiungerei alle nostre la voce di Phil Minton. E
allargherei il collettivo anche a brutti ceffi come Edoardo Ricci ed
Eugenio Sanna... ahahah! Spenazo: Placido Domingo,
anche.
Perché, secondo voi, le maggiori etichette discografiche
italiane sono ancora "scettiche" nei confronti della musica
indipendente, nonostante molti gruppi o artisti di quella scena
riscuotano un seguito di pubblico sempre maggiore? Ben
Presto: La risposta è quasi ovvia: non venderebbero abbastanza.
L'unica chance (e credo di non essere l'unico a pensar
questo) è proporsi e farsi conoscere il più possibile dal
vivo... Spenazo: Probabilmente le etichette nostrane, al
di là delle apparenze, devono ancora far fronte a un (immotivato)
complesso di provincialismo, per cui continuano ad aggrapparsi alle
certezze della tradizione, della religione, della cucina regionale,
del mercato rionale, ecc. +uno: Per lo stesso motivo per
cui Violante Placido non diventerà mai come Kate Moss. Qui i drogati
li mettono in comunità dai preti, in galera! In Italia i drogati non
fanno dischi, qui è peggio della Romania ai tempi di
Ceausescu... Pix: Perché lavorano esclusivamente in
termini di profitto. Ci vorrebbe apertura mentale, lungimiranza,
coraggio; esattamente ciò che le etichette discografiche italiane
non hanno!
A che cosa serve il rock and roll oggi? Spenazo:
A vendere i-pod. +uno: A riempire i pomeriggi di
adolescenti sciocchi e le serate di adulti ingegnosi. Ben
Presto: A cosa serve fare una buona colazione la mattina?
Pix: A salvare la vita! |
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