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Intervista a Cinzia La Fauci

di Edoardo Bridda

- Come è nata l'etichetta, dov'è la sede?

Non esiste un'ufficio hi-tech con tutti i confort e una bandiera all'entrata con un enorme cuore. Però a Messina esiste casa mia, è situata alla fine di una lunghissima strada in salita in piena periferia (uno di quei quartieri che avrebbe fatto la gioia di pasolini). A casa mia mangio, bevo, dormo, ricevo demo, ascolto musica, lavoro al computer. Com'è nata l'etichetta? Beh ci piaceva l'idea di far uscire dei dischi che ci piacessero e abbiamo messo su un'etichetta (è una cosa semplice da fare, come il caffè solubile).

- Avete una linea?

Purtroppo si. Qualcuno ci rimprovera un'eccessiva coerenza ad esempio nello stile grafico, nelle pubblicità ecc...in realtà snowdonia è soffocata dal mio ego ipertrofico, non riuscirò mai a far qualcosa che non c'entri strettamente con me stessa. La linea musicale è semplicissima, è il frutto dei miei gusti. Quando ricevo un demo penso: comprerei questo disco? Se la risposta è si chiamo il gruppo e si comincia a fare un piano di produzione. Nella vita ascolto tantissime cose totalmente diverse tra loro, ma so per certo che non amo il buon gusto eccessivo, la medietà, il rock sciatto, non amo la musica precisa, buona, non mi piace quello che è fatto apposta per piacere. Sono colpita dall'estasi dell'errore, dalla passione portata alle estreme conseguenze. Adoro la musica che si suona per avere l'illusione di essere vivi.

- Quali gli artisti dell'etichetta? Che contatti avete con loro (personali, di routine, altro...)

Gli artisti sono tantissimi, basta dare un'occhiata al nostro sito. Con molti di loro c'è una profonda amicizia e affinità (Mutable, Falter Bramnk, Faccions), con altri ci sono rapporti di stima musicale e con altri ancora solo rapporti di comodo (tu sei l'etichetta, noi il gruppo...ti prego facci il cd così diventeremo qualcuno e daremo un senso alle nostre vite).

- Che contratti stipulate di solito? Che parte spetta all'etichetta e quale all'artista?

I contratti li lascio volentieri ai presidenti delle squadre di calcio e ai notai. A me basta alzare la cornetta del telefono. All'etichetta spetta il compito di fare una buona grafica, di promozionare il disco facendolo recensire da persone intelligenti, di tenere i contatti con Audioglobe (il nostro ottimo distributore). Il gruppo dovrebbe semplicemente procacciarsi date per eventuali concerti e non aspettarsi troppo da un mercato che non esiste.

- E le major invece come si comportano?

Le major raramente si comportano da case discografiche. Snowdonia è un'etichetta perchè ci mette la volontà, loro sono schiavi della sublime scienza della manipolazione e di quella follia collettiva che chiamiamo "far soldi". Ci sono due semplici strategie che adottano le major e che operano in perfetta sinergia. La prima è lo sciacallaggio bello e buono, consiste nello stare a guardare cosa succede nel mondo indie e quando si accorgono che esiste un personaggio che fa rumore e che attira la gente ai suoi concerti lo mettono sotto contratto senza capirci nulla (Cccp, Litfiba, Bugo...).
La seconda consiste nel creare dal nulla personaggi in linea con la visceralità intestinale e con i bisogni spiccioli delle masse (le vibrazioni, luna pop ecc..). C'è solo da dire che i Luna Pop almeno erano la coda di un'epoca, la parodia del pop, le vibrazioni sono il nulla.

- Quali i progetti futuri?

Quelli di sempre: ricevere demo e pubblicare ciò che a nostro parere merita di essere ascoltato.

- So che il mercato non naviga in buone acque, in compenso siamo la nazione europea che sguazza di più tra mp3 e cdr marocchini. Come vedete la realtà italiana delle piccole etichette discografiche?

Io la vedo benissimo. Quando ho iniziato sapevo chiaramente che nulla di quello che facciamo è "reale", è semplicemente una messa in scena, un gioco di ruoli: io faccio il discografico e tu il musicista. Non mi aspetto nulla dal mercato e semplicemente mi diverto a sublimare in musica la mia totale misantropia. So benissimo che Snowdonia è un'etichetta di nicchia, non stiamo qui ad arrovellarci il cervello per trovare una via di uscita, rifiutiamo il ruolo di "emergenti" perchè siamo emersi già abbastanza, abbiamo nobilitato le nostre vite facendo tutto questo invece che stare come zombie rincoglioniti a guardare la Tv. Ringrazio tutti coloro che credono in noi e comprano i nostri dischi. Detesto coloro che ci giudicano senza avere neppure un pallida conoscenza del nostro lavoro.


- Oggi, grazie alla tecnologia è possibile fare degli album home-made di notevole qualità dall'altra parte questo innonda il mercato di centinaia di migliaia di album con il conseguente spaesamento di noi giornalisti. Come vi ponete di fronte a questo dilemma?

Il dilemma non esiste. È vero che oggi è facile tirare fuori un disco, ma la tecnologia non mette il sale in zucca chi non ce l'ha e non renderà mai un ragazzotto milanese il nuovo David Bowie. C'è stato un tempo in cui uscivano 100 dischi e 10 erano buoni, adesso ne escono 1000 ma di buoni ne restano sempre 10. Il compito dei giornalisti è darci giù pesante e stroncare chi merita di essere stroncato.


- Hai letto l'articolo di Stefano I. Bianchi su BlowUp dove si parla del prezzo dei cd? Cosa ne pensate? Che politiche bisognerebbe attuare per migliorare la situazione degli acquirenti e degli artisti? Come si comporta l'etichetta per offrire gli album al miglior prezzo possibile?

L'ho letto e devo dire di essere totalmente d'accordo con lui. Questo nuovo, idiota credo del "free" a tutti i costi fa pena. Ci troviamo nella paradossale situazione che chi ha qualcosa da dire e non ha i soldi deve praticamente regalare per raccattare un briciolo di attenzione, chi ha i soldi e i mezzi per martellare il cervello delle masse fa pagare i suoi prodotti 10 volte più di quanto sarebbe giusto.
Stiamo abituando una generazione di ragazzini a pensare che tutto gli sia dovuto, ma qualcuno dovrebbe avvertirti che non c'è stata alcuna rivoluzione maoista. Quello che pretendono in regalo io lo pago, ci metto fatica e tempo. Conclusione: paghiamo caro quello che non vale un cazzo e vogliamo in regalo quello che può darci sul serio qualcosa. Io vendo i CD a 10 euro, ma se dovessi quantificare l'energia che ci metto e il tempo che ci perdo dovrei venderli a 100. Se qualcuno è abbastanza furbo da preferire i Tottemo Godzilla Riders a 10 euro ai Placebo a 20 fa solo un favore a se stesso, io più di questo non posso fare. Il ruolo dei musicisti dovrebbe essere quello di suonare buona musica. Il punto è che nessuno parla mai del ruolo del pubblico. Tutti si sentono fighi, furbi, intelligenti, trandy, alternativi, antagonisti ma finiscono regolarmente con il comportarsi esattamente come i loro genitori: quando devono prendere una bottiglia di vino prendono quella più pubblicizzata in tv. Come diceva mia nonna: "i soldi fanno soldi, i pidocchi fanno pidocchi."