Rumore n. 209 - Giugno 2009

- Le registrazioni di Balera Metropolitana hanno avuto vicissitudini rocambolesche, che però forse (non tutti i mali vengono per nuocere) vi hanno obbligato ad entrare ancora più a fondo del solito nella struttura e nell'anima dei brani, o no?

Diciamo che ci sono stati due ordini di problemi. Quelli tecnico-pratici erano decisamente imprevedibili e potremmo catalogarli sotto la definizione nazional-popolare di “sfiga”. Gli altri ce li siamo provocati da soli con la pignoleria. Volevamo che ogni canzone fosse arrangiata e registrata in un certo modo e abbiamo usato tutte le nostre energie fisiche e mentali per raggiungere lo scopo. Viviamo nell'era dell'iper-approssimazione, chiunque, oggi, per la gioia di voi giornalisti, può registrare il suo disco con un pc e qualche software craccato, l'abbattimento dei costi di stampa fa il resto. Il risultato consta in una valanga di produzioni non pensate, non vissute, non curate. Per alcuni questo è un fatto positivo, noi la pensiamo diversamente. Per carità, la sveltina può avere un suo fascino ma fare l'amore, perbacco, è un'altra cosa. Ai Maisie piace lavorare con calma sui suoni, sulla stesura dei testi, sugli arrangiamenti. Molte canzoni del disco sono state riviste, corrette, stravolte, registrate in diverse take. Non crediamo nell'istintività della creazione, soprattutto in ambito pop. La vera rivoluzione, l'unica possibile oggi, consiste nell'opporre la lentezza della riflessione, della contemplazione alla cieca, automatica dinamica dell'approssimazione pseudo-impressionista indotta dalla tecnologia contemporanea. Pensateci ogni volta che aggiungete un nuovo amico su facebook.

- Perché un doppio così pingue, non avete paura che l'ascoltatore faccia indigestione di Maisie?

Il concetto di ascoltatore è superato dalla storia. Oggi esiste il consumatore-coniglio e l'iper-ascoltatore, un superuomo contemporaneo vicino alla figura mistica dell'eremita. Quest'ultimo rappresenta il nostro target.

- L'emozionante Istituto Marino (Via ortopedico) è un po' il cuore dell'album, dove per pochi minuti cadono anche le “barriere ironiche” tipiche della vostra poetica: può essere considerato un punto d'arrivo del vostro graduale ri-avvicinamento alla tradizione della canzone italiana?

Siamo dei conservatori, è inutile negarlo, le nostre carte sono scoperte da tempo. Ci piace la grande tradizione del pop italiano, così come la canzone popolare. Tutti conoscono il nostro sconfinato amore (anche se si dovrebbe parlare di devozione) nei confronti di Battisti ma forse pochi sanno che adoriamo Giovanna Marini. Riguardo all'ironia posso dirti che siamo siciliani e quindi incapaci di guardare alle cose della vita senza ironia. La canzone di cui parli è meno “distaccata” del solito perchè Cinzia, qui autrice del testo, per temperamento, è più vicina a Mogol, Alberto decisamente più a Panella.

- Balera Metropolitana è anche un album corale, dove molti musicisti portano il loro contributo dall'esterno: fino a che punto è importante per i Maisie sentirsi parte di una comunità artistica?

È fondamentale. I Maisie sono un collettivo, non una “rock band”. Se componiamo una canzone e pensiamo che, per dare il giusto “colore”, serva invitare un determinato musicista, componiamo il suo numero di telefono e lo invitiamo a suonare.

- Ci sarà modo di ascoltare i Maisie dal vivo in questa nuova versione da “piccola orchestra”?

Questo dipende solo dal coraggio dei gestori dei vari locali italiani. Non suoniamo rock, non siamo indie, non siamo carini e non facciamo ballare nessuno.

Vittore Baroni