Un'intervista con Cinzia La Fauci può offrire qualsiasi cosa, eccetto considerazioni banali o scontate. L'ultimo album dei suoi Maisie ha intrigato molti di noi, ma non ci siamo limitati al solito commento su un disco appena uscito: dalla situazione italiana a David Pajo, da Jim O'Rourke ai Can, senza, ovviamente, dimenticare Snowdonia, abbiamo toccato vari aspetti della sfera musicale di oggi e di ieri.

"Music Is A Fish Defrosted With A Hair-Dryer”, ossia il primo album dei Maisie che non hanno realizzato i Maisie: raccontaci l'origine di questa idea.

Tutto nasce dal nostro amore per Barbapapà. Ci siamo trovati a chiederci: saremmo capaci di comporre qualcosa per un cartone animato così bello e pieno di poesia? La risposta è stata negativa, ma nonostante questo ci siamo messi al lavoro, componendo le prime canzoncine strumentali interamente elettroniche. Il progetto procedeva con lentezza ma un giorno è scattata l'illuminazione ascoltando "Don Giovanni"di Lucio Battisti. La domanda sorgeva spontanea: questo è un disco di Battisti o di Robin Smith? Non c'erano dubbi, era un disco di Lucio, arrangiato superbamente da Robin. Perchè non trasportare questo "modus operandi"tipico della musica leggera nel mondo del "rock underground”? La mitologia della rock band che suda, suona, compone, arrangia, gira il mondo su un pulmino scassato ci metteva un po' di tristezza durante quei giorni. I Maisie sono una rock band? Forse siamo una realtà più banale, più celebrale, più leggera. Decisamente i Maisie non sono una rock band e allora perchè non cercare di lavorare come facevano i cantautori di una volta? Si scrivono le canzoni, le melodie e si collabora con un arrangiatore esterno. I Maisie sono Battisti e Falter Bramnk è il nostro Robin Smith.


Mi hai detto che questo è il primo album dei Maisie suonato da "veri musicisti”. Partire da Falter Bramnk non è poi così male (ascoltando il suo "Reflux"ho percepito che il termine genio non deve essergli estraneo..). Come l'avete convinto?

Non si è trattato di convincerlo, se Falter non fosse esistito non sarebbe esistito questo disco. Non eravamo alla ricerca di un arrangiatore qualsiasi, l'idea è nata perchè pensavamo che Falter fosse la persona giusta. Sapevamo che avrebbe detto si, certe cose sono nell'aria, devi soltanto afferrarle al momento giusto, come frutti maturi da un albero.


Oltre ad alcuni brani, esiste un legame fra "Music Is A Fish.." e i vostri precedenti lavori?

Caspita se esiste! Abbiamo lavorato a questo disco esattamente come avevamo lavorato a "Do you still Remember.." e "Incredible strange choir”, scrivendo canzoni con la chitarra, il pianoforte e i sequencers, prendendo appunti, ridendo quando una cosa veniva fuori bene e piangendo quando veniva fuori male.

Un album del genere resterà isolato, oppure potrebbero esserci nuove sorprese simili?

Cercherò di spiegare il nostro punto di vista. Se in futuro ci verrà voglia di fare delle canzoni in stile punk lo faremo da soli, se ci verrà voglia di fare qualcosa di sinfonico chiameremo un'orchestra, se ci servirà un violino chiameremo un violinista, se ci sentiremo soli chiameremo gli amici. Pensa ai Maisie come ad un duo di autori di musica, qualcosa a metà strada tra Morricone e Pupo.

Marco Pustianaz, nella prima traccia dell'album, afferma: "Che noia questa musica moderna...”. Come vedi la situazione attuale? E così negativa?


Non è la musica in se ad essere negativa, è decisamente l'attitudine di molti musicisti a non piacerci. Da un lato fioccano le collaborazioni, ma che collaborazioni? Quel tale genio dell'off-rock chiama un amico, si vedono un sabato sera e convinti di essere dei geni in maniera istintiva tirano fuori un CD con quaranta minuti di stucchevole musica improvvisata. Dall'altro resiste la mitologia della rock band, una cosa che risale agli anni '60 e della quale non ci siamo più liberati. È possibile che l'idea del divertimento sia rinchiudersi in una stanza per tre ore suonando quello che ci passa per la testa oppure a porte blindate per 6 mesi in uno studio di registrazione? Il nostro suggerimento è di guardare a quello che succedeva prima dell'avvento del rock: le canzoni si scrivevano a tavolino, si arrangiavano con cura, un pezzo ti restava nelle orecchie per otto mesi, era un evento, una cosa speciale. La nostra idea del capolavoro? Il prodotto della "recente"collaborazione tra Burt Bacharach ed Elvis Costello, un disco da consegnare all'eternità.

Personalmente credo che alcune idee buone in giro ci siano. A volte ho l'impressione che i problemi riguardino un'eccessiva ripetitività, qualche anno fa eri alternativo se facevi una cover dei Pavement, e un contorno che non aiuta (e mettici dentro di tutto, anche situazioni esterne alla sfera musicale). Il post rock ha dato una scossa a suo tempo e, forse, tenta di darla ancora oggi, ma probabilmente la sua forza è quella di non essere catalogabile, di essere quasi un "non genere”. Il resto mi sembra apatico.

La nostra idea del post-rock non è esattamente positiva, il genere nasceva già intrinsecamente morto, ti dava l'idea della fine del mondo, della rinuncia alla scrittura, come fosse l'atto finale, insomma il nichilismo emotivo assoluto. Forse ci si può accusare di essere stupidamente post-moderni, superficiali ma il nostro non vuol essere un ripescaggio fine a se stesso di esperienze pre-rock, la nostra ambizione consiste nel ripartire da una comunicazione semplice, la melodia come speranza di un ennesimo nuovo inizio, con tutto l'entusiasmo che ne consegue.

Sono abbastanza d'accordo con quello che affermi, ma lo vedo come un aspetto positivo. Prendiamo gli Slint, ad esempio. Con "Tweez" e "Spiderland" hanno dato una scossa fondamentale al rock. Non dico, come ha affermato qualcuno, che l'abbiano distrutto con il primo album per poi ricostruirlo in maniera differente col secondo... però questo concetto non mi sembra molto lontano dalla realtà.

Se vogliamo il mio discorso era più attinente al contenuto che alla forma. Faccio un esempio: sicuramente "New Rose Hotel" di Abel Ferrara è un film magnifico, magnifico nel celebrare la morte (del cinema?), stesso discorso vale per "Il Sapore della Ciliegia" di Kiarostami, con quell'arditissimo minuto di "nero" sul finale. È chiaro che la forma che celebra la morte di qualcosa possa essere assolutamente vitale (non è il caso di Lars Von Trier che uccidendo la "sostanza" uccide anche, polemicamente, la forma). Io parlavo della ricerca di "nuove" forme per celebrare una "nuova" vita, a prescindere dal fatto che questa esista o meno.

Non credi che questo "nichilismo"del post sia dipeso, anche, dalle situazioni esterne? Culturali, ambientali, gli stessi atteggiamenti della società?

Ovviamente si, citando me stessa ti dirò che "il post rock" è l'ideale colonna sonora per "città-cimitero" e, per esteso, per quel grosso, deprimente cimitero che è il nostro pianeta.

Parliamo dell'Italia, da musicista dei Maisie come vedi la situazione? In evoluzione, in stasi o addirittura in regresso?


Oggi siamo di fronte ad un bivio, si può scegliere di essere la coda del tramonto oppure lavorare per una nuova, luminosa alba. Attualmente la stragrande maggioranza degli artisti, non solo in Italia e non solo in ambito musicale, preferisce celebrare la fine di tutto anziché pensare all'inizio di qualcosa.

E da responsabile di un'etichetta come Snowdonia?


Preferiamo in questo momento non fare bilanci, tutte le nostre energie sono dedicate alla scoperta di musicisti con la "giusta attitudine”. Volendo analizzare brevemente l'attuale scena underground italiana direi che siamo in un momento di stasi assoluta, ho l'impressione di un elastico che si sta tendendo troppo. Troppi gruppi italiani continuano ad essere le brutte copie di brutti gruppi stranieri. D'altra parte è l'unico modo per vendere abbastanza da poter "sopravvivere”. Tutto ciò di cui ha bisogno un artista è personalità: prendilo come romanticismo ottocentesco, come concetto "fascista" ma non vedo valide alternative all'idea di "genio”. Una persona morta dentro non può comunicarmi nulla. L'altra volta leggevo in rete un lunghissimo articolo di un filosofo sulla coppia e sull'idea di "felicità”, poi leggo le note biografiche e scopro che è morto suicida. Giuro che mi sono sentita stupida ad aver perso mezz'ora della mia vita per leggere ciò che aveva scritto. Non occorre suonare qualcosa di mai sentito, sarebbe stupido, ci vuole personalità, bisogna saper vivere per saper comunicare. Prendi Jacopo Andreini, in fondo suona "solo"jazz eppure capisci subito che è un genio, lo vedi da come si muove.

Ma, come label, vi sentite tristi e soli nel nostro paese, oppure qualche altra realtà discografica vi si può avvicinare?

Non pensare a noi come persone "snob”, ma devo dirti che non vedo altre etichette che si muovono nella "giusta direzione”. La Burp di Firenze sarebbe potenzialmente una seconda Snowdonia, peccato che non siano molto interessati alla comunicazione con il mondo esterno. Bar La Muerte ci piace molto, peccato si limiti a produrre una strettissima cerchia di musicisti di famiglia. Insomma quando i migliori di noi non si danno da fare, come si può metter su una scena alternativa alla scena alternativa?

E i rapporti come sono, c'è collaborazione o domina un misto fra invidia e rivalità?


Direi che domina un'apparenza serena che forse serve a mascherare oscuri sentimenti e pulsioni omicide, come nei film di David Lynch. Personalmente ho scritto a molte etichette proponendo scambi di dischi e mutuo, occasionale soccorso ma le risposte latitano. La gran parte delle nuove etichette si muove tra lo-fi (Dinosaur Jr.) e post-rock (Shellac), certo che non si tratta di scelte coraggiose! L'unica etichetta del genere che stimo davvero è la Wallace di Mirko Spino, per molte ragioni che non sto qui ad elencare, ma una fondamentale è che non è "solo" un'etichetta di "quel"genere.

Due curiosità. Un album che vorresti con tutto il cuore fosse uscito con il marchio Snowdonia..? Uno solo.

Beh senza dubbio il disco che davvero mi ha cambiato la vita: "20 Jazz Funk Greats"dei Throbbing Gristle.

E un artista che vorresti facesse il suo prossimo lavoro con voi? Mi raccomando sempre uno.

Naturalmente Burt Bacharach.

Girovagando per il vostro sito ho scoperto che il mio nume, David Pajo, è un amico di Snowdonia. Spiegami meglio la cosa.

A parte che, parlando di musica "di morte”, gli Slint hanno davvero lasciato un segno enorme. Ammiriamo David perchè sta diventando sempre di più un chitarrista melodico, romantico e soave, dimostrando di avere il coraggio di prendere il suo "ascensore per il paradiso”. Un giorno gli abbiamo scritto per invitarlo a suonare e cantare una canzone di Mina per una nostra compilation di prossima uscita e lui ha detto subito si, esattamente come il grandissimo Jad Fair (un nostro eroe assoluto), questa si che classe! Facciamo il confronto con Eugene Chadbourne:. ..ragazzi sono terribilmente impegnato, non posso farmi coinvolgere in tutti i piccoli progetti che mi propongono. Buffa risposta data da un uomo che gira per il mondo portandosi dietro centinaia di cassettine registrate in casa.

Immagino avrai sentito il suo ultimo lavoro "Whatever, Mortal”. Cosa ne pensi?

Esattamente quello che ho detto sopra. Sono sicura che tra qualche anno lo troveremo a suonare con un'orchestrina in stile Jack Costanzo.

Torniamo a te e ai Maisie. Ritieni il tuo gruppo una "stravaganza" oppure qualcosa di molto più importante..?


I Maisie sono la mia vita. La mia vita è una stravaganza?

Ma se dovessi scegliere fra Snowdonia e i Maisie?Perchè mai dovrei scegliere? Tanto siamo sempre io e Alberto a fare tutto, finchè saremo vivi esisteranno sia i Maisie che Snowdonia. Approfitto della domanda per lanciare un appello: quando moriremo ricordateci, dateci dentro con copertine ed articoli celebrativi. L'altro giorno mi chiedevo: ma un grandissimo come Karoli merita qualcosa in più? Un trafiletto? Beh direi proprio di si.

Sottoscrivo, l'importanza di Karoli e dei Can è enorme. L'indifferenza della quasi totalità della stampa (almeno italiana) sulla sua scomparsa mi ha lasciato molto perplesso. Cosa hanno lasciato i Can alla musica contemporanea?

Ritengo che i Can siano quasi un archetipo, non riesco ad immaginare il miglior rock anni '80 e '90 senza di loro. L'ipnosi, l'etno-rock, la musica house, la new wave...

Ti ringrazio per la disponibilità ma toglimi l'ultima curiosità: non ti sei mai domandata "Chi me l'ha fatto fare”?


Il mondo ha perso due potenziali rapinatori di banche e ha guadagnato due persone di cuore che si battono per rendere il mondo simile a loro. Sono contenta di aver fatto questa scelta, non mi ci vedo a rapinare le banche con la mia Fiat 126 blu.


Marco Delsoldato