Più che una band, in senso stretto, come in qualche modo dichiara il nome scelto ("nulla" al contrario), Allun è un modo di essere e di vivere la musica assemblando urla, giocattoli, note inquiete e ironia, evidente soprattutto nella dimensione dal vivo.

Da alcuni mesi è in circolazione "Onussen" (recensione a pag. Xli), secondo album realizzato in tre anni di attività dall'atipico ensemble tutto al femminile. Ne abbiamo parlato con la cantante e chitarrista Stefania Pedretti


Il vostro esordio, "Et sise”, era marchiato Bar La Muerte/Snowdonia mentre "Onussen' è invece frutto dl una collaborazione tra la Bar La Muerte e la OneTouch Recording, una piccola etichetta russa. Com'è accaduto?

Bruno della Bar La Muerte fa sempre tanti scambi con i nostri dischi, che in qualche modo raggiungono così il mondo intero. La One-Touch aveva già ristampato "Et sise"- in cassetta, visto che in Russia è difficile che i ragazzi posseggano il lettore cD e quando si è cominciato a parlare del nuovo album è venuta fuori l'idea della coproduzione.

La vostra musica è una reazione alla noia o una rappresentazione della stessa?

Personalmente ho voglia di svegliare la gente annoiata e impassibile, i cosiddetti "normali"che di norma vanno ai concerti e dopo non ricordano neppure che gruppo hanno appena visto. Le Allun, invece, possono piacere o fare schifo, ma di sicuro non lasciano indifferenti. È questo che mi spinge: mi piace fare qualcosa per scuotere le persone dalla noia.., una noia che io non conosco, visto che ho tantissimi interessi.

Mi stavo appunto chiedendo dove trovi il tempo per il gruppo, alla luce dei tuoi altri impegni musicali e non.

In effetti abbiamo dovuto registrare "Onussen"in estate. in un periodo di pausa per tutte dal lavoro. In agosto siamo riuscite a ritrovarci a Vigevano, in un centro sociale Lasede - che noi ragazze consideriamo come una seconda casa, dato che ci siamo praticamente cresciute. Per me incidere è molto duro, sono più per i concerti, e così per questo disco siamo salite sul palco e abbiamo suonato, con Jacopo Andreini e Bugo che pensavano a registrare. comunque la nostra discografia comprende anche un terzo cd che nessuno conosce: è uscito nel settembre 2001 per la Slippy Town, un'etichetta di San Francisco, in una tiratura di 150 copie: è un CD-R "ufficiale”, secondo una pratica che all'estero è molto diffusa. Da noi, invece, tali supporti vengono reputati "di serie B”.

Nel vostro modo dl essere creative c'è molto di teatrale. Come vivete l'esperienza del concerto?

È una fusione completa. Stiamo ampliando tantissimo il discorso della performance e del travestimento, che ci rispecchiano prima della musica. Stiamo prendendo tutta un'altra strada: per esempio, in questo periodo siamo in giro per una sfilata. Di solito, per un gruppo, un disco rappresenta l'inizio di una nuova fase, mentre per noi è la fine di un capitolo, una pagina da girare. Inoltre, dubito fortemente che i nostri prossimi concerti vedranno la stessa formazione di "Onussen”.

Molti musicisti usano i giocattoli assieme ai loro strumenti abituali, ma voi perché lo fate?

Dare una spiegazione logica al nostro operato è dawero difficile. Noi abbiamo inizia-' to per gioco e il giocattolo, come oggetto, è una cosa che ci si ritrova sempre in casa. Poi, costano talmente poco che è semplice inserirne di nuovi: io ho la chitarra, il violino e la valigetta dei giocattoli, Natalia a New York ha trovato uno strano attrezzo che da una parte fa squick e dall'altra le bolle di sapone. credo comunque che il motivo base sia che le Allun sono molto "impatto violento”, e dunque i giocattoli servono un po' a sdrammatizzare.

Se avessi un'etichetta, chi vorresti produrre?

Io non vorrei un'etichetta. Ho messo su un gruppo artistico, faccio musica per caso. Ho scoperto la passione vera per qualcosa assieme a Natalia e a un'altra ragazza: in tre curiamo mostre in modo indipendente e underground. Il problema che ci si è subito presentato è che magari gli artisti vorrebbero andare un po' più su, ma non ci sono spazi liberi come nei centri sociali. Noi, però, siamo decise a spianare la strada e così, radunando un po' di ragazze, stiamo portando in giro una sfilata abbinata a una mostra che vuole essere la riscoperta dell'universo femminile.

Ritornando alle Allun, state suonando in giro per presentare il disco?

Come accennavo prima, è molto complicato riunirsi: settimane fa ho fatto un concerto da sola pur di non venir meno all'impegno. La performance, intitolata "Una cenetta intima”, è durata dieci minuti: andavo in giro sul palco con una carota invitando la gente a mangiarla per ampliare il contatto con il pubblico. L'idea fissa delle Allun è trasmettere, comunicare, creare contatto fisico, Ho concluso la mia esibizione mangiando e bevendo quello che avevano i primi davanti al palco.

Ma se non riuscite mai a trovarvi insieme ti toccherà Iniziare una carriera solista.

Wanda è molto impegnata, però quando può viene. E poi c'è soprattutto Natalia che mi piace tantissimo: anche lei, come me, ha da poco scoperto una parte di sè che non conosceva, un lato "esibizionista"in cui nel momento della sfilata hai tutti gli occhi puntati addosso perché esci da sola. È molto piacevole.

Sfilate nude o quasi come ai concerti?

Sfatiamo questo mito delle Allun sempre nude. Succede, in realtà, che spesso siamo vestite con sacchi della spazzatura il cui materiale non è molto coprente e quindi alla fine siamo sempre mezze nude. Hai ragione tu.

Di norma, In concerto, proponete i pezzi dei dischi?

Veramente non lo abbiamo mai fatto: essendo "non musiciste”, non siamo in grado di riprodurre le improvvisazioni pure ed essenziali che sono finite sul disco, e neppure ci interessa farlo. Magari ogni tanto mi ricordo una parola, come "manichini”, e la grido.., è tutto basato sull'attimo. Una volta sola, in Svizzera, abbiamo suonato "Dalla ns. inviata”.., ma perché Marylise è sempre contenta di fare l'urlo sul quale è fondata la "canzone”.

Francesca Ognibene