Blow Up n. 28 - Settembre 2000 Allun et sise, AIlun e le sorelle, Nulla esiste. Ricottina wave e teatro dell'(ah) arte. Introduzione e intervista al gruppo più sbigodinante mai apparso. Dove? Era Settembre. l'anno scorso. Prima che suonassero François Cambuzat e Chiara Locardi, nel capannone apparvero quattro figure tutte fasciate e pitturate in faccia. Una agonizzava, trascinata con l'arco della flebo nel polso verso la, ehm, batteria. Un'altra, vestita a lutto di paese, teneva una candela, sorridendo minacciosa alla gente che aveva fatto cerchio attorno al palco. Una macchina da scrivere prese a macinare senza dattilografa. La più minuta, con la tunica fin sotto ai piedi, si aggirava stridendo un violino. Al basso, ci si ostinava su poche note, davanti a diapositive scure di falci, ricordi. Grumi di suono talmente disordinati avevano deciso di organizzarsi da soli Doom? Sì, doom. Proibito, come quando ti dicevano di non stare davanti alla finestra col temporale. Guardai il volantino: Trilogia del Nulla, seconda data: Et romal. Cazzo, era tutto al contrario, come il nome dell'a-gruppo che suonava quella sera: Allun. Nel recensire Et Sise, lo scorso numero, avevo fatto i nomi di Pere Ubu, teatrini now wave tipo Miss Pussycat. Eccome. Chissà perché non il lato drammatico Annarella/ Fatur dei CCCP e, più indietro, il paganesimo delle sacre rappresentazioni, i baccanali, giù fino al primo ciclo mestruale. L'incoscienza dette Allun è pre (ammesso che ci sia un pre) artistica. Ciò le distingue dai tanti che "ci provano”, e le rende consigliabili, per ripigliarsi, ai tanti quietisti che verbosamente intendono liberare (da che?) il suono con violente astrazioni su ripetizione e silenzio (esempi? Tra Gùnter e Brinkmann e i loro esegeti non faccio differenza) che sono tutto fuorché, come spesso rivendicano, cageani o, addirittura, giapponesi - fa sempre una gran colpo citare quel paese, ma quale silenzio, quale assenza: se una cosa ben chiara laggiù è che non c'è nessuna assenza, nessuna presenza: queste magagne, categorie di pensiero greco-occidentali. Silenzio gravido di suoni, diceva Cage, no? Questo, le Allun. A Vigevano, un giorno per caso inizia la loro... storia?, come a caso è stato scelto il nome aprendo un libro e scegliendone la prima parola, sublimemente nulla. A caso, proprio, "a casissimo, come la nostra musica sembra che abbia un senso, invece sono suoni buttati a caso". Allora, quando si scopre che nulla ha senso, allora bisogna ridere. Quella che segue è la conversazione con due di loro, Stefania (voce, violino e quant'altro) e Patrizia (facciamo... basso?), poco dopo la pubblicazione di Et Sise su Snowdonia/Bar La Muerte. La gente come reagisce ai vostri concerti? Stefania: Nel bene o nel male rimangono tutti piuttosto sbigottiti... Patrizia:. ..è perché le nostre performance a volte sono un po pesanti, come quella sulla censura. Abbiamo suonato dietro un telone e alla fine l'abbiamo squarciato con un coltello e siamo uscite... Stefania.:. ..si, anche l'ultima, a Vigevano Lei (Patrizia, ndr) era vestita da chirurgo, Wanda da morte. Mi hanno portata sul palco dentro un sacco della spazzatura, e quando lo hanno aperto hanno tirato fuori queste budella finte... assieme a me, che ero tutta coperta di succo di mirtillo che sembrava sangue. Patrizia:. ..in sottofondo c'era un disco degli Xorn, un gruppo noise giapponese... Stefania: Se c'è una bella atmosfera può venire un gran concerto. A Frontiere la gente era seduta e ci guardava atterrita... dopo di noi c'era Sainkho... abbiamo esordito passando nel pubblico urlandogli nelle orecchie. E per l'album come avete fatto? Patrizia: È pura improvvisazione. Però ci sono dei "pezzi"... Stefania: Suoniamo e quando sentiamo che il pezzo è finito smettiamo. Ad esempio, in La creazione, malgrado - o forse proprio per - l'alto grado di entropia, c'è qualcosa di magnetico. Ho avuto la stessa sensazione ad un concerto degli Starfuckers, Finché cercavo di "ascoltare" non mi dicevano un cazzo, poi quando ho smesso di "tentare" sentivo i suoni che crescevano spontaneamente... Stefania: Può essere. Per gli Starfuckers penso sia diverso, ma le nostre cose non sono fatte con il cervello... Se cerchi di estrapolare uno strumento trovi solo un ammasso di suoni, se prendi il tutto come un'emozione "d'orecchio”, invece... Non c'è nulla di calcolato... anche quello che dico non me lo sono scritto prima... Anche nell'album? Stefania: Si. Quei pezzi come Manichini era semplicemente perché nella stanza in cui registravamo, a Vigevano, c'erano dei manichini. Avevo sempre davanti questi cazzo di manichini. Mi guardo in giro e mi vengono in mente queste cose. Patrizia: In Erapocs però la voce che si sente è la mia. È la lettura al contrario di un libro di Colette. Erapocs sarebbe poi "scopare". Pensa che ieri sera ho ripreso quel libro e flnalmente ho letto il pezzo dalla parte corretta. Mi sono accorta che non e "scopare"in senso erotico, ma proprio scopare per terra... è il racconto di quando Colette e Anais Nin erano a scuola e dovevano per forza scopare il pavimento. Però quel giorno non avevano voglia e allora andarono dall'insegnante... Stefania: sì, in quei pezzo io suono il violino... Ma almeno il violino lo sai suonare? Sembra quasi di si... Stefania: No, è tutto orecchio! Patrizia: Comunque tu sei portata per il violino. Stefania, ti hanno mai detto che la tua voce a tratti assomiglia molto a quella di Yoko Ono? Stefania: Penso di non aver mai sentito la sua voce! Cosa ascoltate? Stefania: Principalmente io vado a concerti crust punk. Ma mi è piaciuto anche l'ultimo concerto di Walter Prati. Forse però l'unico gruppo che piace molto a tutte sono i primi Einsturzende Neubauten. Patrizia: Si agli inizi vagamente l'idea era quella, ma neanche tanto. Era perché usavamo molti oggetti di ferro... Stefania: poi è uscito il nostro lato femminile e ci siamo date agli elettrodomestici.. il minipimer, il frullatore (ride, ndi)... questo è essenziale. Degli uomini non potrebbero fare le stesse cose. Patrizia: Infatti quando hanno suonato con noi dei ragazzi è venuta fuori una cosa diversa, anche se erano tutte persone con un forte lato femminile. Dovreste fare una videocassetta... Patrizia: Ce ne sono un paio. Una è stata registrata a Brescia con L'Uomo Involtino... Eh? Patrizia: L'Uomo Involtino è un gruppo di Brescia che fa teatro e musica. Era un performance sull'Inquisizione. Ma anche i costumi sono... improvvisati? Patrizia: Si, li decidiamo cinque minuti prima. Stefania: Tranne quella volta che abbiamo dovuto suonare tre giorni di seguito e ci è venuto in mente di fare la trilogia con la nascita, la morte e... la sala d'aspetto. Patrizia: Dopo la morte non sai cosa c'è e quindi stai nella sala d'aspetto ad aspettare... boh! Con chi altro avete suonato? Stefania: Oltre a Sahinko, Cambuzat, i Reitzinger... e i Melt Banana... con loro è stato bellissimo. Avete anche altri progetti? Stefania: Sai, non è che l'esistenza delle Allun sia pianificata, non sappiamo se tra due giorni ci saremo ancora, e poi adesso Patrizia vive in Puglia. Io ho un gruppo con Bruno (Dorella, il padrone della Bar La Muerte, ndi), che si chiama Ovo. Patrizia: A me piacerebbe fare la musica per un film di paura... anche laido... Spento il registratore, Patrizia, sovrapensiero, prende a canticchiare "Luglio, Agosto Settembre (nero)" degli Area. Dagli appunti di una lezione di Stratos: "voce e sesso, ancora, rapporti con il ciclo mestruale e con la castra..." Basta basta. Francesco Vignotto |