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Snowdonia Records
Sempre
più prolifica, più “unica” per scelta di artisti e predilezioni sonore
all’interno nel panorama indipendente italiano, la Snowdonia di recente
ha sfornato la no-wave cocente dei Larsen Lombriki e “Lo Zecchino d’Oro
dell’Underground”, raccolta di interpretazioni di piccoli “classici”
dell’indie (o quasi indie) italiano da parte di bambini e, del resto,
operazione che bene incarna l’anima ludica dell’etichetta messinese. I
suoi due padroni di casa Cinzia Lafauci e Alberto Scotti raccontano qui
di seguito, in maniera “politicamente scorretta” quanto basta, lo
spirito che anima la loro “creatura”.
Mi sembra di capire che una delle
parole chiave per Snowdonia sia "gioco". Voi due giocate, vi piace che
gli artisti "giochino": sbaglio? Tutto dipende dal senso che si
dà al termine. Uno dei comandamenti più irritanti del mondo dello
spettacolo recita che un artista non dovrebbe mai prendersi sul serio,
noi non siamo d’accordo. Ma anche qui bisogna intendersi sul concetto
di “prendersi sul serio”. Bono Vox che schiocca le dita per mandare i
soldi in Africa sta “giocando” col fuoco, per sua fortuna viaggia
scortato, altrimenti qualsiasi essere umano di buon senso lo
prenderebbe a ceffoni. Si gioca a fare i discografici in un contesto di
rifiuto, pressapochismo e apatia, si gioca a fare le rockstar. La vera
tragedia è che siamo tutti impotenti come bambini, nessun viagra può
aiutarci. La nostra è una moscacieca esistenziale.
I giochi, però, hanno quasi sempre
delle regole. Quali sono le "vostre" regole di etichetta o, per
intenderci, cos'è per voi il gioco scorretto, quello che vi fa proprio
incazzare? Ci fa incazzare molto il fatto che manchi il senso
della comunità: troppi fili staccati, troppa gente che senti ogni
giorno quando c’è un progetto in ballo e poi non senti più. Ci fanno
incazzare quelli che usano i forum per sfogare le frustrazioni. Odiamo
quelli che pensano che la musica sia una faccenda di note in sequenza
più o meno logica (quello suona peggio, quello suona meglio, quello mi
ha fatto ballare). Non ci piacciono i giornalisti da catena di
montaggio, quelli che il disco poi finisce in cantina (oddio! C’è la
rece da fare, cosa ha scritto Stefano Isidoro Bianchi?). In genere ci
si ferma al messaggio immediato, perchè non capisci il senso profondo
delle cose? La poesia nel rock’n’roll, l’aspetto malinconico di Alvaro
Vitali, i proiettili sensoriali di Pasquale Panella. Gli
Offlagadiscopax fanno cagare perchè ci sono già stati i Massimo Volume.
La musica è troppo new wave, somigliano tanto ai CCCP.
Anche la citazione è una forma di
gioco e mi pare di capire che le fonti di ispirazione hanno un ruolo
particolare nella "poetica" snowdoniana. È assolutamente vero.
Tutti noi abbiamo dentro un miliardo di immagini, suoni, colori,
suggestioni. A noi piace farle venire fuori, nell’illusione di
rianimarle, ricontestualizzarle, farle stridere, ostentarle. Il
ricordo, la citazione è un fatto sentimentale, ma anche una strategia
politica. Si tratta di tirar fuori il coniglio dal cilindro. La
citazione è come un sale che si fa annusare a chi è svenuto.
Probabilmente siamo patetici, ne abbiamo consapevolezza, però crediamo
che gli esseri umani possano essere capaci di fare meraviglie, basta
svegliarsi, lavarsi il viso, andare.
La Snowdonia potrebbe essere lo strano frutto di un'amore della no-wave nato sotto il sole messinese. Sì,
è vero: qualche volta, ascoltando i Contortions ci siamo immaginati a
New York, dentro un film di Abel Ferrara a trapanare le vittime, per
rinascere puri. Poi ci siamo accorti che i Tangerine Dream avrebbero
potuto comporre “Electronic Meditation” sul lago Maulazzo e che Palermo
non è meno selvaggia e disperata delle metropoli americane. La nostra
ambizione massima è raccontare di noi, senza scadere in osceni razzismi
etnografici e castratori in stile Agricantus.
Mi pare che cerchiate il più
possibile un certo compromesso tra esterofilia e campanilismo sonoro:
un equilibrio tra oltre-post-punk e cantato in italiano. Ci
interessa che ogni nostro gruppo in un modo o nell’altro parli di sé:
non è questione di pop, punk, rock, avanguardia, jazz o post punk.
L’abilità sta nel far proprie quelle forme, cucirsele addosso e
riempirle della propria vita, dei propri sogni, frustrazioni, allegrie,
esperienze, ambizioni. Nessun musicista dovrebbe dire in musica
qualcosa che si discosti più di tanto da quello di cui parla con gli
amici o da ciò che sogna quando si addormenta.
Immaginatevi un festival Snowdonia
con due ospiti e un presentatore d'eccezione, pescando tra quelli che
avete sempre sognato di trovarvi davanti. Suonerebbero, ovviamente,
tutte le "vostre" band. Buona sera (segue battuta che ammicca a
quel particolare umorismo piccolo borghese che sta a metà strada tra le
barzellette della settimana enigmistica, il TG5 e gli scherzi pseudo
nazisti da ufficio/Zelig). Sono il vostro Enrico Silvestrin, sono molto
alternativo, ho deciso che mi abbasserò le mutande (risate). Ecco a voi
Loredana Bertè! Ecco, sì, ho deciso, adesso lo ammazzo. Loredana uccide
Silvestrin e si mette a modulare suoni bellissimi con il suo naso
(togliendolo dalla faccia con un coltello dal manico di tartaruga).
Peggio per te che hai tagliato i capelli cretino! Qualcosa di buono
esce dal corpo di Silvestrin, il corpo morto di un veejay produce
musica ok. W Loredana, scheggia impazzita! Si dia inizio ai concerti,
con calma però.
Marina Pierri
Contatti: www.snowdonia.it
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